Nel secolo secolo non mancano azioni dei pontefici, come quella di papa Simmaco (498-514) a favore del canto del Gloria, o papa Ormisda (514-523) che enfatizzerà il canto dei salmi. Ma certamente un ruolo di enorme importanza lo avrà papa Gregorio magno (590-604) della famiglia degli Amici a cui apparteneva anche san Benedetto da Norcia e che sentirà pure la vocazione per la vita monastica.
Al suo nome viene richiamato il canto liturgico della Chiesa, che infatti noi chiamiamo come “gregoriano”. In realtà i musicologi concordano essere questa una tradizione posteriore, dovuta ad uno dei suoi biografi, Giovanni Diacono (un biografo precedente come Paolo Diacono non menzionerà un ruolo di Gregorio per quello che riguarda la musica liturgica). Questa tradizione verrà comunque portata avanti anche grazie all’influsso di circoli liturgici vicini all’abbazia di san Gallo in Svizzera, tradizione rappresentata dal tropo Gregorius presul, cantato nella prima domenica di avvento prima dell’introito Ad te levavi e in cui si menziona un ruolo attivo di papa Gregorio nella musica liturgica e in riferimento alla Schola cantorum. Ma in realtà papa Gregorio fu comunque un riformatore liturgico, di questo possiamo essere sicuri e ne abbiamo alcune testimonianze nelle sue lettere. Conosciamo alcune sue riforme che riguardano l’atto penitenziale, la preghiera eucaristica, le preghiere prima dell’offertorio, il Pater noster e le liturgie stazionali. Quindi non possiamo negare la sua importanza nella storia della liturgia.
Dom Prosper Guéranger, nel suo “Anno liturgico” fa riferimento al ruolo di Gregorio magno per la liturgia, pur attingendo a tradizioni che oggi sappiamo non accurate: “Colui del quale onoriamo la memoria è già conosciuto da quei fedeli che si studiano di seguire la Chiesa nella sua Liturgia. Ma le sue fatiche intorno al servizio divino, in tutto il corso dell'anno, non si limitarono ad arricchire gli Uffici d'alcuni cantici ; l'intera Liturgia Romana lo riconosce per il suo principale organizzatore. Fu lui a raccogliere ed ordinare le preghiere ed i riti istituiti dai suoi predecessori, e quindi a dare loro la forma che hanno attualmente. Similmente il canto ecclesiastico ricevette da lui l'ultimo perfezionamento; la diligenza del santo Pontefice nel raccogliere le antiche melodie della Chiesa per disciplinarle, e disporle secondo l'occorrenza del servizio divino, legò per sempre il suo nome a quella grande opera musicale che tanto efficacemente contribuisce a preparare l'animo del cristiano alla venerazione dei Misteri ed al raccoglimento della pietà”.
Don Enrico Finotti, in un testo pubblicato da Fede & Cultura lo accomuna a san Benedetto: “In questo quadro storico i due grandi, Benedetto e Gregorio, emergono quali personalità rappresentative delle due forme liturgiche: Benedetto è il simbolo della liturgia monastica, Gregorio è il simbolo della liturgia cattedrale. In verità essi assurgono anche ad essere i paladini dell’intera vita ecclesiale dell’Occidente. Infatti, la loro persona è strettamente collegata alle due Regole, che essi hanno donato alla Chiesa. La Regola monastica di san Benedetto organizza il monachesimo occidentale e pone le basi costitutive delle abbazie; La Regola pastorale di san Gregorio Magno, imposta la pastorale occidentale e pone le basi della vita diocesana e dei suoi pastori”. E in effetti su san Gregorio magno dovremo dire anche di quello che ci viene dalle sue Lettere.
Pubblicato il 31 maggio 2019

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