02 marzo 2019

Cardinale Pell. Chiarimenti su avvocato e giuria

Il cardinale Pell è finito in carcere da innocente, ma la stampa mondiale lo sta massacrando di giorno in giorno. Purtroppo nessuno ha cercato di spiegare correttamente l'accaduto, a parte qualche giornale o sito cattolico.
Purtroppo urgono alcuni chiarimenti (a cura di Francesco Filipazzi).

Nei giorni scorsi ha furoreggiato la notizia che l'avvocato del cardinale avrebbe con una frase incresciosa ammesso le violenze di cui è accusato il suo assistito. In realtà non è così. Si tratta di una richiesta subordinata a determinate condizioni corretta, mediaticamente fallimentare.
Al riguardo rimandiamo a Sabino Paciolla (che traduce il Catholic Herald)

Una possibile spiegazione della bizzarra dichiarazione di Richter – che ha causato reazioni molto forti – è che stava cercando di creare motivi di appello basati su una futura condanna sproporzionata.
Qualunque siano state la sue ragioni, la sua descrizione di un orribile abuso ad un minore (che Richter in realtà non ha ammesso sia accaduto) non servirà certo a convincere il pubblico australiano dell’innocenza di Pell. La situazione è quindi un incubo per la Chiesa cattolica. L’ex capo delle finanze vaticane è stato giudicato colpevole di crimini ripugnanti nei confronti di due bambini. Quei molti cattolici che credono che Pell sia lui stesso vittima di una terribile ingiustizia ora troveranno molto più difficile difendere le loro tesi.

C'è inoltre la questione della giuria. Nessuno ha detto che la prima giuria aveva assolto Pell per 10 voti a 2. Siccome non c'è stata unanimità il giudice ha chiesto una seconda giuria che GUARDACASO ha chiesto la condanna all'unanimità.
Spiega Tosatti (pezzo integrale qui, Condanna annunciata, Odore di pregiudizio anticattolico):
Il processo a Melbourne è iniziato nel giugno dello scorso anno.  E secondo molti commentatori del mondo anglosassone può diventare un esempio di come un’opinione pubblica influenzata dai media possa stravolgere il senso di un processo. A settembre c’è stata una prima sentenza (10 a 2 a favore di Pell, a quanto sembra) e dal momento che non si era raggiunta l’unanimità ciò ha permesso al giudice di chiedere una nuova giuria, che l’11 dicembre ha condannato Pell. “La gente in tribunale ha visto quanto fossero fragili le prove”, ha detto al  National Catholic Register una fonte vicina al porporato dopo il verdetto di dicembre. “Questo è un atto di oltraggiosa malizia da parte di una giuria prevenuta. I media lo hanno condannato (il cardinale, n.d.r.) molto tempo fa nel tribunale dell’opinione pubblica e non ha ricevuto un processo equo”.
Non è un mistero che l’opinione pubblica australiana, riscaldata dai media, sia eccitata sulla questione degli abusi, e decisamente anti-cattolica. Ne è un esempio il caso dell’ex arcivescovo di Adelaide, Philip Wilson, condannato da una giuria per la sua gestione di un caso di un sacerdote che aveva commesso abusi, e assolto in appello. E un magistrato del secondo processo ha detto che in effetti l’immagine proposta dai media di una Chiesa come luogo di abusi avrebbe giocato nel verdetto iniziale di colpevolezza.


 

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