26 giugno 2021

Il tradizionalismo e il pericolo del complottismo


Pubblichiamo il seguente contributo consapevoli che verremo inseriti nella lista dei blog al soldo della massoneria egizia, del Nuovo Ordine Mondiale e dei gesuiti.

di Enrico Roccagiachini

Un vivace dibattito, talora addirittura violento, sta agitando le acque del mondo tradizionale italiano e internazionale. Non voglio entrare nel merito specifico, ma ritengo utile proporre qualche riflessione suggeritami dalla disputa in corso, e dire ciò che penso di uno dei temi in discussione: i complotti e il complottismo.

Quello che definisco complottista è il tipico ragionamento che prova troppo. Del tipo: poiché la situazione A giova al malvagio B, allora è evidente che la situazione A è stata premeditatamente realizzata dal malvagio B ai suoi loschi fini. Quell’”allora è evidente” - che è ben più forte di “è possibile” o “è probabile” - rende superflua la dimostrazione dell’assunto (by the way n. 1: impedisce di scoprire quei complotti che esistessero davvero), sposta il discorso dal piano razionale al piano istintivo, soddisfa l’esigenza psicologica di trovare istantaneamente una spiegazione semplice, appagante e immediatamente accessibile di fatti complessi, e distrugge la capacità di analisi critica della realtà.

In questa prospettiva, il complotto cessa di essere spiegazione di un evento storico particolare basata su prove (un qualche complotto particolare e specifico può certamente esistere, ma - by the way n. 2 - il complottista trasforma il “cui prodest” da argomentazione ancillare subordinata alle prove fattuali, in prova regina che sopperisce alla carenza di quelle fattuali), e diventa interpretazione onnicomprensiva ed esaustiva della realtà, chiave di lettura di tutto, postulato  indiscutibile della comprensione di ogni e qualsivoglia evento. Per questo il complottismo è pernicioso non tanto nei contenuti, ma nel metodo; per questo è spontaneamente utilizzato da chi intende basare una qualche forma di leadership sull’affidamento cieco dei seguaci piuttosto che sulla condivisione di un un discorso razionale (by the way n. 3: tutti i grandi progetti totalitari hanno un ugualmente grande complotto da denunciare, da quello della reazione in agguato a quello demo-pluto-giudaico-massonico).

Come ridirò, il problema attuale del mondo tradizionale è che una quota sempre maggiore di fedeli - indotta, spesso incolpevolmente, dalle eccezionali circostanze presenti - è sensibile  al complottismo come metodo, e finisce per affidarsi fideisticamente al leader che, in un certo momento, lo interpreta nei termini più suggestivi o autorevoli; in attesa di un nuovo complottista che riesca meglio del precedente ad interpretare il disagio emotivo - e disagio, purtroppo, è un eufemismo - di quella crescente parte dell’opinione pubblica che è sostanzialmente incapace di reggere lo stress prodotto dalla situazione corrente (mi riferisco sia agli ultimi otto anni della vita della Chiesa, sia agli ultimi quindici mesi di emergenza sanitaria). Il che spiega perché, ordinariamente, il complottista di ieri si opponga e combatta il complottista di oggi, che probabilmente diverrà nemico giurato del complottista di domani: lo vediamo anche nell’attualità.

Sul piano dei contenuti, il complottista può unire all’interpretazione condivisibile, fondata e provata di un qualche fenomeno particolare, l’inquadramento generale anche di quel fatto, pur già autonomamente provato, nella cornice ideologica del complotto permanente; anzi, deve farlo, perché per lui nessun fatto può ritenersi davvero spiegato se non come manifestazione del complotto universale.  Ne nasce un circolo vizioso che sfocia inesorabilmente in un atteggiamento settario tale per cui - in sintesi - chi non condivide la teoria del complotto è parte egli stesso del complotto, o al soldo di chi lo ordisce; mentre chi denuncia il complotto viene percepito come il profeta cui affidarsi per uscirne.

In questa situazione surreale - perché è tale - la teoria del complotto finisce per essere non una tesi da esaminare criticamente, e dalla quale si può lecitamente dissentire fino a negarla, ma un dogma cui aderire per salvarsi. Sul piano pratico, il complottismo, col suo inevitabile e inesorabile portato di settarismo spesso estremo, rende di fatto totalmente passivi nei confronti di chi - complotto o meno - approfitta maliziosamente della situazione. Si pensa che l’adesione al dogma del (presunto) complotto sia il modo necessario e sufficiente per combatterlo; mentre troppo spesso è semplicemente l’alibi per sfuggire  al vero sforzo della lotta, sostituita dalla perenne affabulazione sulle oscure trame dei malvagi (i complottisti parlano e scrivono ininterrottamente, non foss’altro per ricondurre al complotto ogni e qualunque evento dell’attualità).

Il complottismo, dunque realizza un’ipotesi quasi perfetta di eterogenesi dei fini. Esso è - oggi - il grave, gravissimo pericolo che incombe sul mondo tradizionale: grave sul piano dei principi, gravissimo perché sta seducendo troppi di noi. Ed è l’unico pericolo che potrebbe essere frutto di un vero complotto: ma diabolico, non umano, e destinato non a resettare la società, ma a perdere le nostre anime.


 

4 commenti :

  1. Nota: divido il mio commento in due a causa del limite imposto dal server sul numero di caratteri.

    1.

    Complimenti, il suo articolo è pura verità. Questa malnata zizzania seminata dal diavolo è riuscita a spaccare e disperdere del tutto il fronte della Tradizione, già di suo completamente disunito ed eterogeneo (tra FSSPX, sedevacantisti, Ecclesia Dei, vaticansecondisti "simpatizzanti" per la Messa tradizionale ma aventi le idee parecchio confuse, e come ciliegina sulla torta, don Minutella, che tradizionalista non è ma viene spacciato da molti per tale), dato che molti cosiddetti tradizionalisti stanno abbandonando la battaglia della fede per andarsene col retino per farfalle in spalla a cercare falsi complotti ovunque.

    "Come ridirò, il problema attuale del mondo tradizionale è che una quota sempre maggiore di fedeli - indotta, spesso incolpevolmente, dalle eccezionali circostanze presenti - è sensibile al complottismo come metodo, e finisce per affidarsi fideisticamente al leader che, in un certo momento, lo interpreta nei termini più suggestivi o autorevoli [...] il complottista può unire all’interpretazione condivisibile, fondata e provata di un qualche fenomeno particolare, l’inquadramento generale anche di quel fatto, pur già autonomamente provato, nella cornice ideologica del complotto permanente; anzi, deve farlo, perché per lui nessun fatto può ritenersi davvero spiegato se non come manifestazione del complotto universale". Questa descrizione è talmente perfetta che non può che associarsi a un nome in particolare (che non scrivo per ovvie ragioni morali e legali), una persona autorevole per posizione e notevole per erudizione che purtroppo da un po' di tempo, di fatto da molto prima del covid, ha creato tutto un movimento, una valanga di complottismo, con molti aderenti che purtroppo sono trascinati soprattutto dall'ottima fama di cui (meritatamente) godeva prima di imboccare questo declivio che porta inesorabilmente ad un inferno mentale fatto di realtà distopiche una peggiore dell'altra. La trilogia di "Matrix" è stata un successone cinematografico, ma penso che abbia avuto un impatto culturale eccessivo, assolutamente indebito e purtroppo deleterio.

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  2. 2.

    "Ne nasce un circolo vizioso che sfocia inesorabilmente in un atteggiamento settario tale per cui - in sintesi - chi non condivide la teoria del complotto è parte egli stesso del complotto, o al soldo di chi lo ordisce; mentre chi denuncia il complotto viene percepito come il profeta cui affidarsi per uscirne [...] In questa situazione surreale - perché è tale - la teoria del complotto finisce per essere non una tesi da esaminare criticamente, e dalla quale si può lecitamente dissentire fino a negarla, ma un dogma cui aderire per salvarsi. In questa situazione surreale - perché è tale - la teoria del complotto finisce per essere non una tesi da esaminare criticamente, e dalla quale si può lecitamente dissentire fino a negarla, ma un dogma cui aderire per salvarsi. Sul piano pratico, il complottismo, col suo inevitabile e inesorabile portato di settarismo spesso estremo [...]". Troppo vero purtroppo. Delle strette amicizie sono sulla soglia del punto di rottura esattamente per questo: perché i complottisti non possono nemmeno concepire (figurarsi tollerare) che si possa rispettosamente dissentire da loro. Ne fanno una questione di salvezza nel senso più pieno possibile del termine, quello escatologico: o sei dei loro o ti danni l'anima per l'eternità (mi è stato realmente detto). Da persone molto care, amicizie ultraventennali, ho ricevuto i più offensivi, ignominiosi, ingiuriosi e infami insulti della mia vita proprio perché alla luce del buon senso rifiuto tutto l'impianto complottista e le false "prove" su cui si fonda (e di "prove" false ne inventano molte, basti sapere che sono riusciti a dire - seriamente - che Louis Pasteur e gli altri benemeriti biologi creatori di vaccini "hanno ritrattato le loro teorie" perché erano "comode solo a chi pensava di servirsene in futuro per i propri scopi, cosa che puntualmente sta avvenendo" (cit., anche questo mi è stato realmente detto). Altri invece se ne escono dicendo che "la medicina non è una scienza" (ancora cit., e mi sa che questa è più grossa della precedente). Insomma, hanno abdicato all'uso della ragione per andare dietro alle fantasie inventate da loro stessi, e guai a chi non crede apoditticamente a tali fantasie. Non c'è nulla, e dico nulla, che non spieghino facendolo risalire ad un complotto: anche fenomeni naturali quali il caldo eccessivo o i terremoti sono "provocati artificialmente". E sono insistenti più di una legione di Testimoni di Geova sotto steroidi, hai voglia dirgli che non vuoi stare a sentire la loro fuffa perché hai mille modi migliori di impiegare i tuoi neuroni e il tuo tempo, torneranno sempre alla carica e faranno di quest'opera di persuasione lo scopo della loro esistenza. Se non va con gli "argomenti" (che nel rigore scientifico implicato dal termine tali non si possono definire, perché il concetto stesso di argomento postula l'uso attivo della razionalità), si passa automaticamente alla denigrazione e agli insulti. Mi sono chiesto più volte la ragione di tanta inopportuna e sgradevole insistenza, l'unica soluzione che mi è parsa avere un barlume di plausibilità è quello strano meccanismo psicologico per cui alcuni hanno un bisogno ossessivo di convincere gli altri di qualcosa per rafforzare la propria autoconvinzione nella stessa.

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  3. (alla fine sono 3 parti, il server pone limiti di testo troppo rigorosi)

    3.

    Potremmo limitarci a ridere di tutto ciò, il problema vero è la nocività sociale di queste baggianate. Quando convincono la gente a non premunirsi e non curarsi perché magari assimilano la medicina ad un'opera di stregoneria o non so che altro, la gente muore. E se loro vantano la loro eroica disponibilità all'estremo sacrificio perché morire malamente su un letto d'ospedale fa più figo che vaccinarsi e ti conta (sempre secondo loro) come martirio, non si rendono conto che la stragrande maggioranza, anzi, la quasi unanimità del genere umano, la pensa parecchio diversamente e ha il diritto di sopravvivere senza dover essere esposto a vettori virali volontari. Specialmente i bambini, gli anziani e gli immunodepressi.

    Per cui posso solo felicitarmi con coloro che, come lei o Roberto De Mattei, cercate di combattere questa nuova e bizzarra forma di decadenza dell'intelletto umano, questo morbo spirituale che acceca e istupidisce, che distoglie l'attenzione da questioni impellenti come la salvezza dell'anima, la preservazione della dottrina e della liturgia cattolica, e la lotta al modernismo, per concentrarla tutta su distopie talmente fantasiose e irrealistiche che lo stesso George Orwell ne sarebbe rimasto perplesso.

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  4. Giustissimo! L'adesione al complottismo diventa assurdamente mezzo di redenzione, al posto dell'adesione reale, vissuta, alla Tradizione Cattolica: ogni giorno, soprattutto sui social, assistiamo a questa rovina di anime.

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