14 dicembre 2018

Appunti sulla storia della musica sacra/10

di Aurelio Porfiri
Vorrei riprendere qui un concetto che mi sembra importante anche per quello che riguarda l’evoluzione della liturgia e della musica sacra. Questo concetto è quello della continuità o della rottura fra impero romano e cristianesimo. Certamente alcuni vedono il cristianesimo come novità assoluta che spazza via il paganesimo romano per instaurare un nuovo paradigma; altri intravedono una certa continuità, certamente con contenuti più alti nell’annuncio della buona novella.

Dicevamo in precedenza come Alfredo Ottaviani, negli anni ‘30, avesse affrontato questo argomento in una conferenza presso l’istituto degli studi romani. Ne parla don Curzio Nitoglia: “L’allora Mons. Ottaviani scriveva sui rapporti tra Cattolicesimo e Impero romano per dimostrare come il primo avesse perfezionato e non distrutto il secondo. Nel I capitolo del suo libro affrontava i primi contrasti tra Cristianesimo e Roma pagana nei primi tre secoli  ed i successivi contatti tra le due entità specialmente per quanto riguarda l’influsso benefico della dottrina cattolica sul ‘Diritto Romano antico’ (pp. 7-16); nel II capitolo studiava il problema delle basi del ‘Diritto Comune’ (‘comune’ alla Chiesa e a Roma antica), basi date all’antica Roma invasa dai barbari dal Cattolicesimo, che grazie alla sua luce soprannaturale seppe unire l’elemento romano alla forza germanica (pp. 17-24); nel III cap. scriveva sulla questione dei rapporti tra Cattolicesimo e Modernità riluttante, che cercava di sottrarsi, laicisticamente, all’influsso del primo (pp. 25-50); nell’ultimo e IV cap. illustrava il modo in cui il Cattolicesimo avrebbe dovuto, secondo le direttive del Magistero di PIO XII († 1958), informare la civiltà del secondo dopoguerra (pp. 51-62), direttive ampiamente disattese e combattute dalla filosofia, dal diritto e dalla politica contemporanea, anche democristiana”. In effetti, possiamo pensare che nella liturgia il Kyrie è un retaggio delle acclamazioni vincitori poi passato all’uso cultuale; pensiamo alla cerimonia dell’Adventus che dall’uso imperiale era passato a quello cristiano.

Don Nitoglia anche osserva nel testo citato in precedenza: “Quando CARLO MAGNO, nella notte del Natale dell’800, ricevette la corona d’Imperatore del Sacro Romano Impero dalle mani del Papa, ricevette e fece suoi anche il Libro dei Canoni o delle Leggi Romane e Cristiane. Il nuovo Impero era sì Germanico, ma anche Romano e Sacro, ossia della nuova Roma, che aveva perfezionato l’antica come la Grazia perfeziona la natura (S. Th., I, q. 1, a. 8 ad 2).  Lo stesso Diritto Romano e naturale, di cui si erano avvalsi i Cristiani per perfezionare la legislazione dell’antica Roma, servì alla Chiesa per civilizzare, romanizzare e cristianizzare i popoli barbarici”. Insomma, ci fu non un rinnegamento ma un completamento della religiosità romana, che venne sublimata nel superiore annuncio cristiano.

In questo è importante considerare il ruolo importante, fatidico, di Roma. Questa continuità di cui parliamo è anche nel segno del ruolo centrale che ha la città di Roma nei destini dell’umanità. Purtroppo noi abbiamo perso questo senso e sacrale delle cose, ma la nostra Roma è impregnata della sua missione divina, come anche aveva riconosciuto Plinio il vecchio citato da Ottaviani. Nel discorso radiofonico di Pio XII del 1941 viene detto: “Noi guardiamo oggi, diletti figli, all'Uomo-Dio, nato in una grotta per risollevare l'uomo a quella grandezza, dond'era caduto per sua colpa, per ricollocarlo sul trono di libertà, di giustizia e d'onore, che i secoli degli dei falsi gli avevano negato. Il fondamento di quel trono sarà il Calvario; il suo ornamento non sarà l'oro o l'argento, ma il sangue di Cristo, sangue divino che da venti secoli scorre sul mondo e imporpora le gote della sua Sposa, la Chiesa, e, purificando, consacrando, santificando, glorificando i suoi figli, diventa candore di cielo. O Roma cristiana, quel sangue è la tua vita: per quel sangue tu sei grande e illumini della tua grandezza anche i ruderi e le rovine della tua grandezza pagana, e purifichi e consacri i codici della sapienza giuridica dei pretori e dei Cesari. Tu sei madre di una giustizia più alta e più umana, che onora te, il tuo seggio e chi ti ascolta. Tu sei faro di civiltà, e la civile Europa e il mondo ti devono quanto di più sacro e di più santo, quanto di più saggio e di più onesto esalta i popoli e fa bella la loro storia. Tu sei madre di carità: i tuoi fasti, i tuoi monumenti, i tuoi ospizi, i tuoi monasteri e i tuoi conventi, i tuoi eroi e le tue eroine, i tuoi araldi e i tuoi missionari, le tue età e i tuoi secoli con le loro scuole e le loro università testimoniano i trionfi della tua carità, che tutto abbraccia, tutto soffre, tutto spera, tutto opera per farsi tutto a tutti, tutti confortare e sollevare, tutti sanare e chiamare alla libertà donata all'uomo da Cristo, e tranquillare tutti in quella pace, che affratella i popoli, e di tutti gli uomini, sotto qualunque cielo, qualunque lingua o costume li distingua, fa una sola famiglia, e del mondo una patria comune”.

Si osservi quel passaggio: “O Roma cristiana, quel sangue è la tua vita: per quel sangue tu sei grande e illumini della tua grandezza anche i ruderi e le rovine della tua grandezza pagana, e purifichi e consacri i codici della sapienza giuridica dei pretori e dei Cesari”.  Questa idea della signoria di Roma sul mondo permil sangue dei supi martiri la troviamo nell’inno medioevale “O Roma Nobilis”:

“O Roma nobilis, orbis et domina,

Cunctarum urbium excellentissima,

Roseo martyrum sanguine rubea,

Albis et liliis virginum candida

(O Roma nobile, e signora del mondo,

Eccellentissima tra tutte le città,

Rossa del sangue rosato dei Martiri,

Splendente dei bianchi gigli delle vergini).

Questo ruolo di Roma, popolo di guerrieri e città sacra, non sarà perduto nel primo cristianesimo e nel suo canto, non un canto per seguaci del corrotto ed orientalizzante imperatore Eliogabalo, ma canto virile e impregnato del sangue dei martiri e dei santi.


 

0 commenti :

Posta un commento