10 novembre 2018

Emile Ratebland si scelga la sua età in pace

di Giuliano Guzzo
Emile Ratelband ha ragione. Tanta ragione. Infinitamente ragione. Per quale ragione, infatti, nell’epoca in cui ormai un uomo può diventare donna, e viceversa, se solo tale si percepisce – e pure senz’alcuna riassegnazione chirurgica -; in cui ci si può sposare in tanti se si reputa limitante il matrimonio a due, come testimoniano Manuel, Victor e Alejandro, tre colombiani che il 3 giugno 2017 sono convolati a nozze; in cui in Svizzera si può ottenere il suicidio assistito se ci si sente inadatti a pc, email e fast food, come dimostra la vicenda di un’insegnante britannica (La Repubblica 7.4.2014); per quale ragione, dunque, in un’epoca senza ragione e segnata dalla tirannia del desiderio dovremmo fare i rompiscatole proprio con quest’uomo uomo di 69 anni che se ne sente 20 in meno e vuole quindi aggiornare, svecchiandoli, i propri documenti?

Fra l’altro, a suffragio della sua richiesta Ratelband ha addotto dei solidi motivi: «Su Tinder se scrivo che ho 69 anni nessuna donna mi risponde». In pratica, non se lo fila nessuno e lui, mandrillone stagionato ma non ancora rassegnato, vuole solamente divertirsi un po’ senza dover ricorrere alle escort. Chiaro, in un mondo normale questo olandese andrebbe indirizzato a un reparto psichiatrico.

Ma quello attorno a noi è ancora mondo normale? Suvvia, non prendiamoci in giro. Al tribunale locale della città di Arnhem, a sud-est di Amsterdam, che tra poche settimane sarà chiamato a pronunciarsi sulla richiesta del sessantanovenne, chiediamo quindi clemenza. Fra tanti che rifiutano il proprio sesso, il proprio partner, la propria vita e soprattutto le proprie responsabilità, costui in fondo rifiuta più che altro la propria vecchiaia. Lasciamolo rimorchiare in pace.

 

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