Il cammino della musica sacra nei primi secoli, non è sempre semplice, anzi a volte non è stato per nulla agevole. Questo perché la nuova religione portava anche nuovi problemi alla cultura allora dominante, e questi problemi possono essere facilmente percepiti negli scritti dei primi padri della Chiesa. Per quello che riguarda la musica sacra, dobbiamo osservare un tentativo di innestare il nuovo repertorio fattosi Cristiano su ciò che allora era disponibile.
Innanzitutto c’è da registrare una forte opposizione alla musica pagana o a tutto quello che aveva un vago sapore di paganesimo. Questo era certo comprensibile in un periodo in cui la cultura pagana ancora esercitava una fortissima presa sulla popolazione e sui ceti intellettuali.
Nella sua Prima apologia, San Giustino martire, cita alcune informazioni sulle liturgie cristiana nel secondo secolo: “E nel giorno, detto del Sole, si fa l’adunanza. Tutti coloro che abitano in città o in campagna convengono nello stesso luogo, e si leggono le memorie degli apostoli o gli scritti dei profeti per quanto il tempo lo permette. Poi, quando il lettore ha finito, colui che presiede rivolge parole di ammonimento e di esortazione che incitano a imitare gesta così belle. Quindi tutti insieme ci alziamo ed eleviamo preghiere e, finito di pregare, viene recato pane, vino e acqua. Allora colui che presiede formula la preghiera di lode e di ringraziamento con tutto il fervore e il popolo acclama: Amen! Infine a ciascuno dei presenti si distribuiscono e si partecipano gli elementi sui quali furono rese grazie, mentre i medesimi sono mandati agli assenti per mano dei diaconi. Alla fine coloro che hanno in abbondanza e lo vogliono, danno a loro piacimento quanto credono. Ciò che viene raccolto, è deposto presso colui che presiede ed egli soccorre gli orfani e le vedove e coloro che per malattia o per altra ragione sono nel bisogno, quindi anche coloro che sono in carcere e i pellegrini che arrivano da fuori. In una parola, si prende cura di tutti i bisognosi. Ci raduniamo tutti insieme nel giorno del Sole, sia perché questo è il primo giorno in cui Dio, volgendo in fuga le tenebre e il caos, creò il mondo, sia perché Gesù Cristo nostro Salvatore risuscitò dai morti nel medesimo giorno. Lo crocifissero infatti nel giorno precedente quello di Saturno e l’indomani di quel medesimo giorno, cioè nel giorno del Sole, essendo apparso ai suoi apostoli e ai discepoli, insegnò quelle cose che vi abbiamo trasmesso perché le prendiate in seria considerazione”. Come si vede, in questa bella descrizione, non sono presenti referenze alla musica. Lo studioso americano James McKinnon infatti ha annotato che Giustino non ha menzionato la salmodia. In realtà Giustino menziona altrove l’importanza che la musica aveva nell’educazione, per esempio questo lo troviamo nel suo dialogo con Trifone parlando della sua propria educazione.
Padre Nenheuser, insigne liturgista, osserva che in questo tempo prende forma la preghiera eucaristica e che la forma primitiva essenzialmente era fatta da tre parti.
Plinio il giovane (61-113), ci da qualche informazione sulla musica dei primi cristiani, Informazione molto scarsa in realtà, ma che almeno ci fa capire come la musica stessa era una parte importante delle loro liturgie. Vediamo questo passaggio dalla lettera che Plinio indirizza all’imperatore Traiano: “Essi affermarono che tutto ciò che avevano fatto era stato di andare a un incontro in un dato giorno, prima dell’alba, di cantare in risposta un inno a Cristo come Dio, giurando con una santa ostia di non commettere alcun delitto, di non rubare o rapinare, di non commettere adulterio, di non giurare il falso o di rifiutare di restituire una somma affidata loro. Quando tutto ciò era finito, era usanza che se ne andassero per vie diverse e poi si riunissero per consumare assieme un cibo semplice. Dopo però il mio editto che proibiva tutte le associazioni politiche, essi avevano smesso di frequentare tali riunioni. Ho pensato a questo punto che fosse necessario ottenere informazioni da due schiave, che esse chiamano ministrae, per mezzo della tortura. Non ho trovato alcunché degno di biasimo se non la cieca e incrollabile natura della loro superstizione”. Cosa era questo inno? Una composizione con un testo originale o preso dalla Bibbia? Su questo non possiamo dire nulla.
UN LIBRO DI AURELIO PORFIRI: CI CHIEDEVANO PAROLE DI CANTO.
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