26 maggio 2016

San Filippo Neri: massime per la santità

di Roberto De Albentiis

Il 26 maggio 1595 (l’anno scorso si sono festeggiati il cinquecentenario anniversario della nascita e il quattrocentesimo anniversario della morte) moriva a Roma San Filippo Neri, un autentico figlio di Firenze trapiantato a Roma, che aveva santificato con la sua predicazione e la sua vita e di cui era divenuto il secondo Apostolo e Patrono dopo i Santi Pietro e Paolo; San Filippo Neri, il fondatore dell’Oratorio, cui poi si ispirerà pure Don Bosco, è un santo molto amato e popolare, come dimostra anche la sua aneddotica e il seguito che hanno film cinematografici e televisivi a lui dedicati: il suo amore per l’Eucaristia, la sua umiltà, il suo distacco dai beni terreni (quando aveva notizia di qualcuno che voleva lasciargli beni ed eredità, pregava assiduamente affinchè si rimettesse, come poi effettivamente avveniva!), la sua santa allegria, sono proverbiali, e devono essere esemplari. Regalo quindi ai lettori di Campari & de Maistre alcune massime del santo Pippo Bono nel giorno della sua festa liturgica, affinchè possano essere di ispirazione ed edificazione!

“Chi non sale spesso in vita col pensiero in Cielo, pericola grandemente di non salirvi dopo morte.”
“Buttatevi in Dio, buttatevi in Dio, e sappiate che se vorrà qualche cosa da voi, vi farà buoni in tutto quello in cui vorrà adoperarvi.”
“Quando l’anima sta rassegnata nelle mani di Dio, e si contenta del divino beneplacito, sta in buone mani, ed è molto sicura che le abbia ad intervenire bene.”
“Ognuno vorrebbe stare sul Monte Tabor a veder Cristo trasfigurato: accompagnar Cristo sul Monte Calvario pochi vorrebbero.”
“E’ ottimo rimedio, nel tempo delle tribolazioni e aridità di spirito, l’immaginarsi di essere come un mendico, alla presenza di Dio e dei Santi, e come tale andar ora da questo Santo, ora da quell’altro a domandar loro elemosina spirituale, con quell’affetto e verità onde sogliono domandarla i poveri. E ciò si faccia alle volte corporalmente, andando ora alla chiesa di questo Santo, ed ora alla chiesa di quell’altro a domandare questa santa elemosina.”
“Quando si commette qualche peccato o si cade in qualche difetto, si ha da pensare che Dio abbia permesso la caduta in causa della superbia. Quindi, dopo la caduta, l’uomo, si riconosca con queste parole: se io fossi stato umile non sarei caduto.”
“Quando uno ha fatto qualche opera buona, ed un altro l’attribuisce a sé, si deve di ciò rallegrare e riconoscerlo per grandissimo beneficio di Dio: o almeno non si deve dolere che altri gli tolga la gloria presso gli uomini, perché la ritroverà presso Dio.”
“Non basta solamente onorare i superiori, ma ancora si devono onorare gli eguali e gli inferiori, e cercare di essere il primo ad onorare.”
“Vi sono tre sorta di vanagloria. La prima è Padrona e si ha quando questa va innanzi all’opera, e l’opera si fa per il fine della vanagloria. La seconda è Compagna e si ha quando l’uomo non fa l’opera per fine di vanagloria, ma nel farla sente compiacenza. La terza è Serva, e si ha quando nel far l’opera sorge la vanagloria, ma la persona subito la reprime…Avvertite almeno che la vanagloria non sia padrona: quando è compagna non toglie il merito dell’opera buona: sebbene la perfezione consista in fare che sia serva.”
“Chi non sa tollerare la perdita dell’onore e della stima propria per Gesù Cristo, costui non farà mai profitto nelle cose dell’anima.”
“Per acquistare il dono dell’umiltà sono necessarie quattro cose: spernere mundum, spernere nullum, spernere seipsum, spernere se sperni: cioè disprezzare il mondo, non disprezzare alcuno, disprezzare sé stesso, non far conto d’essere disprezzato…A questo non sono arrivato: a questo vorrei arrivare.”
“Figliuoli, umiliate la mente, soggettate il giudizio.”
“Tutta l’importanza della vita cristiana consiste nel mortificare la razionale, la presunzione dell’intelletto.”
“Attendete a vincervi nelle cose piccole, se volete vincervi nelle grandi.”
“Molto più giova mortificare una propria passione per piccola che sia, che molte astinenze, digiuni e discipline…Ove non v’è gran mortificazione, non può esservi gran santità.”
“Poi se avete da fare eccessi, fatelo in essere mansueto e paziente, umile e caritativo, che queste cose son buone per sé stesse.”
“Le mortificazioni esteriori aiutano grandemente all’acquisto della mortificazione interiore e delle altre virtù…Senza mortificazione, non si fa niente.”
“Figliuoli, state allegri, state allegri. Voglio che non facciate peccati, ma che siate allegri.”
“Non voglio scrupoli, non voglio malinconie, Scrupoli e malinconie, lontani da casa mia.”
“Lo spirito allegro acquista più facilmente la perfezione cristiana, che non lo spirito melanconico.”
“L’allegrezza cristiana interiore è un dono di Dio, derivato dalla buona coscienza, mercè il disprezzo delle cose terrene, unito con la contemplazione delle celesti…Si oppone alla nostra allegrezza il peccato; anzi, chi è servo del peccato non può neanche assaporarla: le si oppone principalmente l’ambizione: le è nemico il senso, e molto altresì la vanità e la detrazione. La nostra allegrezza corre gran pericolo e spesso si perde col trattare le cose mondane, col consorzio degli ambiziosi, col diletto degli spettacoli.”
“Bisogna stare molto attenti di non diventar dissoluto, e dare nello spirito buffone, poiché le buffonerie rendono la persona incapace di ricevere da Dio spirito maggiore, e spiantano quel poco che si è acquistato.”  

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