Le ultime notizie che ci giungono sulle elezioni politiche in Austria ci parlano di un vantaggio del candidato nazionalista Norbert Hofer, leader del “Partito della Libertà”, sullo sfidante, l'ecologista Alexander Van der Bellen. La stampa europea titola le prime pagine dei principali quotidiani con toni allarmanti per il ritorno di un “nazista” al potere, per giunta in Austria, paese che vide i natali di Adolf Hitler. Per alcuni queste coincidenze non sono casuali, ma segno dei tempi: nelle crisi peggiori i partiti populisti e nazionalisti traggono la linfa necessaria per crescere e, nei casi peggiori, andare al potere. Vedremo di nuovo l'avvento del nazismo in Europa? Hofer è il nuovo Hitler? I media ne sono convinti, anche se analizzando bene le caratteristiche del personaggio possiamo ben diffidare da queste voci fuorvianti e non poco “partigiane”: demonizzare l'avversario è una strategia vecchia ed efficace.
Norbert Hofer è da molti definito l'erede spirituale di Jorg Haider, che è stato il fondatore del “Partito della Libertà” prima di uscirne nel 1998. Ha incentrato la sua campagna elettorale su un forte euroscetticismo: ha criticato le riforme economiche di Bruxelles e soprattutto il trattato di Schengen sulla libera circolazione nei confini europei. Hofer ha denunciato la cattiva gestione dell'emergenza profughi e la necessità di chiudere le frontiere europee per evitare una repentina islamizzazione. A tal proposito è uno dei principali oppositori dell'ingresso della Turchia nell'Unione Europea, contro il quale ha invocato un referendum per vagliare il parere dei cittadini comunitari. I recenti fatti del Brennero hanno non poco dato visibilità al Partito della Libertà, che si è posto in contrasto con il precedente governo che non ha saputo affrontare adeguatamente e preventivamente la recente emergenza. Hofer ha quindi dato adito al malumore degli austriaci riuscendo ad ottenere il 36,40 % delle preferenze al primo turno delle elezioni politica il 26 aprile.
Si è spesso ricordata la sua giovanile militanza nei movimenti pangermanisti, un passato che per i media pesa su Hofer ma che, come afferma il diretto interessato, è un'esperienza ormai superata. Di quel periodo rimane il suo orientamento nazionalista.
Hofer si è dichiarato espressamente liberista, ammiratore di Margaret Thatcher, non certo uno statalista come lo era Hitler. E' euroscettico, ma non nasconde di voler “rivedere” l'Europa, soprattutto dal punto di vista economico. E' quindi fra quelli che intendono l'Europa come entità culturale, più che burocratica e per questo rinnega l'Unione Europea.
Non ha nascosto la sua profonda fede cattolica nella vita pubblica, pregando e mostrando il crocifisso di legno che ha sempre con sé in tasca. Si è quindi opposto alla legge sui matrimoni gay e sulle adozioni: il programma prevede l'istituzione di fondi pubblici per la natalità e le famiglie disagiate e per tutte le fasce deboli della società. Sugli altri temi etici (in particolare aborto ed eutanasia) ha espresso lo stesso giudizio di opposizione, non mancando di biasimare la tecnocrazia di Bruxelles.
Norbert Hofer è quindi un misto di conservatorismo, nazionalismo e populismo, caratteri poco adatti ad un presunto leader nazista. Sono esagerazioni? Naturalmente sì, e fatte di proposito per gettare discredito sulla sua personalità.
Sicuramente non vedremo risorgere Hitler, ma l'ondata conservatrice che si sta abbattendo sull'Europa può mettere certamente a rischio la stabilità europea. Probabilmente è questa l'unico discorso valido su una possibile vittoria di Hofer.
E' indispensabile in ultimo non interrogarsi sulle conseguenze, ma sulle cause del riscatto del conservatorismo e capire per quale motivo in piena Europa si è giunti a questi risultati.
Pubblicato il 23 maggio 2016
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