21 marzo 2013

Michela Marzano, la filosofa-deputata contro la festa del papà


di Marco Mancini

Roma, quartiere Africano, scuola materna “Ugo Bartolomei” (50 metri da casa mia). Data la presenza di una bambina che vive con la madre e la sua compagna lesbica, le maestre dell’asilo decidono di sostituire la festa del papà con una generica “festa della famiglia”. Molti genitori non apprezzano e si rivolgono al Municipio e al Comune; l’assessore alle politiche familiari, educative e giovanili di Roma Capitale, Gianluigi De Palo, scrive una lettera per invitare direttori e insegnanti a “non far prevalere l’ideologia sul buon senso” e si becca così, su “Repubblica”, la reprimenda di tale Michela Marzano, professoressa di filosofia all’Università di Parigi V e neo-parlamentare del PD.

Ora, non si creda che io, da buon ex-allievo del Sant’Anna di Pisa, ce l’abbia con Michela Marzano solo per i suoi studi alla Normale: prova ne sia che qualche esemplare di questa genìa è presente anche nella nostra redazione. Il punto è che, ogni volta che la ascolto o la leggo, a me cascano la braccia, tanto da pensare che, se questa è la fuga dei cervelli di cui tanto si ciancia, essa non solo non dovrebbe essere arginata, ma merita addirittura di essere incentivata.

Ebbi già modo di trasalire, ad esempio, un paio di mesi fa, quando la Marzano, sulla solita rubrica di “Repubblica”, aveva commentato la Manif pour tous, cioè la manifestazione contro i matrimoni gay svoltasi a Parigi, lamentando il prepotente, anzi “fracassante” ritorno “sulla scena pubblica della morale religiosa”. Ora, non si capisce bene come un evento che sin dal nome richiama la propria apertura a qualsiasi orientamento confessionale e al quale hanno partecipato migliaia di cristiani, ebrei, musulmani, atei, possa configurarsi come rinnovata espressione di “fondamentalismo religioso”. Ma la Marzano proseguiva imperterrita, sottolineando come fino a qualche anno fa, nella laica Francia, “a nessuno sarebbe venuto in mente di parlare pubblicamente della propria fede” e che “lo Stato aveva una posizione neutra, lasciando ad ogni cittadino una piena libertà di coscienza”. Capito? Piena libertà di coscienza, ma guai a “parlare pubblicamente” della propria fede. Sfugge alla povera Michela che la presunta neutralità dello Stato laico è di per sé una scelta, che di neutrale ha molto poco: escludere Dio dal discorso pubblico non significa lasciare “piena libertà di coscienza”, ma compiere una scelta ideologica ben precisa, con tutte le conseguenze del caso. Perfino i pensatori laici più intelligenti, come Habermas, hanno riflettuto sulla complessità del rapporto tra religione e sfera pubblica e ne hanno anche discusso con esponenti di rilievo del pensiero religioso, come Joseph Ratzinger; la Marzano, che pure si picca di essere “filosofa”, pensa invece di cavarsela con qualche frasetta da farmacista massone di fine Ottocento, o peggio da temino di quinta elementare.

Sempre in tema di matrimoni gay, volendo proseguire in questa carrellata degli orrori, spicca un post pubblicato il mese scorso dalla nostra filosofa sul suo blog personale. Il titolo sembrerebbe incoraggiante: “Basta con le confusioni e gli argomenti ideologici”… noi lo diciamo da una vita. Poi, cominciando a leggere, subentra il solito sconforto: quando si parla di matrimoni e adozioni omosessuali, osserva la Marzano, “non si vuole affatto erodere le idee di “paternità” e “maternità”, né fonderle in un generico concetto di “genitorialità”: non c’è nessuna volontà da parte degli omosessuali di negare che, perché nasca un figlio, ci sia bisogno di ovuli e di spermatozoi”. Ah, no? E di che si tratta, allora? La risposta arriva qualche rigo più tardi: “c’è solo la voglia di uscire dagli stereotipi secondo cui esisterebbe un solo modello legittimo di famiglia”. Come dicevo sopra, qui cascano le braccia. Non vuole negare che esistano padre e madre e che i figli nascano da uomo e donna, però afferma che esistono anche altre famiglie, con due madri o due padri. Poche idee, ma confuse. Per non parlare di quando Michelina definisce la famiglia come “struttura giuridica”, che “non ha niente del “fatto naturale” invocato da molti”: so che ha compiuto studi umanistici, ma consiglierei un ripassino di Diritto costituzionale, perché è lo stesso art. 29 della nostra Costituzione a qualificare la famiglia come “società naturale”, che lo Stato non crea ma di cui si limita a riconoscere i diritti. Insomma, un vero disastro. 

Ma veniamo alla causa scatenante di questo articolo, vale a dire l’affare “festa del papà”. Quella delle maestre di trasformare il tutto in una “festa della famiglia” è una giusta decisione, esulta la Marzano. Spesso, infatti, “per superficialità o conformismo, non si fa molta attenzione alla sensibilità e alla fragilità dei più piccoli”. Siamo d’accordo: la superficialità della madre lesbica della bambina è imperdonabile. Diventa scomodo, ora, raccontare alla bambina che un padre ce l’ha, che si tratta di uno sconosciuto che ha donato il proprio sperma perché la madre e la sua compagna potessero scimmiottare una famiglia vera e far finta che ne esista anche una omosessuale. Meglio cancellare in blocco tutti i papà, allora, e fare in modo che si festeggi una generica “famiglia”, di cui si fatica a rintracciare i contorni. Come ha scritto Costanza Miriano, “la propaganda è così potente che le coppie in tinta unita sono riuscite a farsi chiamare "famiglie arcobaleno"”. In nome della tutela della differenza, insomma, si cancella la specificità della figura paterna.

Giunge così al suo estremo approdo il progetto rivoluzionario del 1789, vale a dire la creazione di un individuo astratto e modellabile a piacere, privato di qualsiasi legame territoriale, culturale, sociale, familiare e persino dell'identità sessuale. Cancellare la realtà, in nome di un’ideologia perversa; trasformare il corpo sociale, per sua natura stratificato e differenziato, in una poltiglia informe, in una massa di automi senza ruolo, identità e specificità. Togliere di mezzo tutto ciò che rende la vita autentica, genuina, veramente colorata e degna di essere vissuta. Questo è il disegno al quale portano acqua le Michele Marzano di turno.

Mia madre, cattolica e elettrice del PD, resterebbe inorridita se qualcuno le dicesse che bisogna farla finita con la festa del papà, e ancor più con quella della mamma. Vedo tanti amici che l’altro ieri hanno pubblicato su FB auguri affettuosi per il loro babbo, ma poi danno retta alla Marzano e si spendono per i matrimoni gay e vorrei chiedere loro: non vi rendete conto di dove vogliono portarci? Fin dove arriverà questa follia? Ma la mia è vox clamantis in deserto. La Marzano, invece, è diventata deputato. E magari, tra un po’, diventa pure Ministro, nel governo “di alto profilo” che Bersani vorrebbe costruire per prendere i voti dei grillini. Povera patria. 
 

15 commenti :

  1. Onore al camerata Marco!

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  2. Mi aspetto che la Marz(i)ano sia contraria anche alla festa della mamma, che sennò i gay si sentono discriminati.

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  3. carissimo mancinimarco,
    i matrimoni froci ti fanno orrore, va bene, ma dovrai fartene una ragione;
    fanfani aveva previsto catastrofi col divorzio ma non sono venute,
    Paolo VI e Moro hanno combattuto la legge sull'aborto ma non sono morti per quella,
    tu vedrai i matrimoni tra froci e frocie ma ti sposerai, in chiesa e con qualcuno di sesso femminile, e darai dei nipotini a tua madre;
    il Giudizio arriverà quando lo vorrà Lui.

    p.s. non citare Jurgen, ti prego, mai: è uno che ha sbagliato tutto nella vita, dal lontano '68, di cui fu vivace animatore, ad oggi; più che un perdente è un menagramo, stanne lontano.

    'p.p.s. "è lo stesso art. 29 della nostra Costituzione a qualificare la famiglia come “società naturale”, che lo Stato non crea ma di cui si limita a riconoscere i diritti."

    ma dolcissimo
    basta avere una corte costituzionale comunista, per usare il lessico di forza nuova, e vedrai riconosciuta come naturale anche una comune.

    p.p.s. e non tirare in ballo la Scrittura perchè perderesti: fra Abramo e patriarchi e Davide e Salomone potrebbe persino sembrare che fosse naturale anche l'harem; non ti conviene.

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  4. "Fanfani aveva previsto catastrofi col divorzio ma non sono venute"

    Ehm... http://youtu.be/RwIsshGOXhM

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  5. se questa è una catastrofe i terremoti in giapoone, indonesia, emilia, abruzzo, umbria et cetera come li definisci?
    Ti tocca chiedere lumi all'accademia della crusca

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    1. @paolopancio

      mi deludi davvero. non sai che "i terremoti in giapoone, indonesia, emilia, abruzzo, umbria et cetera" non sono altro che punizioni divine inviate a causa delle legislazioni pro-divorzio e pro-"omosessualismo"[*]?

      [*]anche io quando ero piccolo mi inventavo le parole!

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    2. La vostra ironia è sopraffina.

      All'anonimo basta rispondere che, al di là del fumo della sua infanzia, esistono paole dette neologismi. Non nego che ci sia il problema del suffisso -ismo, che "accresce la volontà a spese della sostanza" (E. Jünger), ma è necessario distinguere l'esistente con precisione. La capacità critica dipende anche da questo (e sarà un caso che "critica" deriva dal greco krino, che significa distinguere, separare, dividere, analizzare).

      A paolopancio ricordiamo invece che in buona parte del mondo occidentale piuttosto che pensare alle citate catastrofi ci si occupa di fantomatici diritti civili. Probabilmente non hai mai assistito a disastri familiari, di cui l'episodio del video non è che una delle tante conseguenze.

      Ah, delle decine di gay (non necessariamente omosessuali) che ho conosciuto, il 99,9% statistico ha i genitori separati. Non sto alludendo a niente. No. È solo un caso, un casualissimo caso!

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    3. @Lacedemone

      hai un paper statistico serio che giustifica il tuo 99.9% [1] oppure ci dobbiamo fidare della parola di tuo cuggggino?


      [1] da cui deduco che conosci (almeno) 1000 persone gay, di cui soltanto 1 con genitori non separati

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    4. La statistica di lacedemone è veritiera. Se conoscesse solo tre gay e tutti e tre hanno genitori separati avrebbe ragione in pieno e la sua tesi sarebbe fondata. quindi anonimo delle 16 e trenta poche fregne. lo 0,01 forse dipende dal fatto che due genitori sono separati ma ogni tanto si vedono amichevolmente.

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    5. Nessun paper statistico, l'esperienza personale è la più affidabile. Facciamo così: 99,9 si arrotonda per eccesso, no? E poi suvvia, era un piccolo dettaglio. Ve l'ho detto, è il caso.

      No li possu cuntà unu pa unu, ghi vi vegghiani pissighiddi!

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  6. Le cose stanno così @panciopincopalla: liberissimi di mettervela dove volete e scimmiottare quanto volete matrimonio eccetera. Ma non proibire ad altri di avere una mamma ed un papà. In quanto a famiglia 'fatto naturale': sì ci crediamo. E allora? PS. Per una volta da normalista mi tocca essere dalla parte di un santanino: o tempora!

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  7. panciopalla ma sei gay?
    sembrerebbe solo che tu ne parli per riempirti la bocca.. ma potrei sbagliare.

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  8. Ma morbido anonimo
    mi sa che se t'interessa reperire qualcuno che bramerebbe riempirsi la bocca....
    potresti dare un'occhiata, anche distratta allo specchio;

    ho un sacco di conoscenti froci e anche qualche amico: nessuno che sia figlio o figlia - conosco anche una tribadista - di divorziati;
    ma sai, tesoro, io sono di reggio emilia, profonda provincia; non ho mica fatto il militare a vicenza, e dunque sconto un forte isolamento culturale

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    1. Tutto risolto:
      http://www.ilgiornale.it/sites/default/files/foto/2013-03-23/2013-03-vanoli.jpg

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  9. Catastrofi dopo il dovorzio ci sono state eccome: ne sono esempio i tipi eterodiretti alla PaoloPancio.

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