In
tutto il mondo, nella generale indifferenza dei media, i cristiani sono
perseguitati a decine di milioni. Secondo le stime di Massimo Introvigne,
sociologo delle religioni, i morti ammonterebbero a 100.000 ogni anno – una
cifra molto elevata, anche se minima rispetto al numero totale dei cristiani –
in massima parte in Africa e in Asia. Questo articolo si concentrerà sul mondo
arabo, ossia quella parte del Medio Oriente dove il cristianesimo è nato e si è
inizialmente diffuso, e ancora oggi vi si trovano tre dei cinque Patriarcati
storici. Quest’area, caduta poco tempo prima della nascita di Cristo sotto il
dominio dell’Impero Romano, nei primi secoli del cristianesimo fu
particolarmente vivace dal punto di vista dell’elaborazione teologica (anche
eretica) e dottrinale, nonché per via della prima grande ondata di
evangelizzazione verso l’Africa e l’Asia.
La
regione fu conquistata nel giro di pochi anni dalle tribù arabe convertite
all’Islam, durante la prima metà del VII secolo. I musulmani si erano subito
inciviliti, al contatto con la prospera ma decadente civiltà tardo-antica,
erede delle antichissime civiltà della Mezzaluna Fertile, dando origine a una
nuova civiltà, estesa dalla Spagna all’Asia Centrale, dominata dalla lingua
araba e dalla religione e dalla legge islamica, non senza importanti differenze
regionali. Tra l’Islam e l’Europa s’intrecciò uno stretto rapporto dialettico
fatto di guerre, commercio e scambi culturali, che continuò anche durante e
dopo il periodo delle Crociate. Nonostante queste, nel II millennio, l’area
cadde sotto la dominazione turca, prima selgiuchide e poi ottomana.
Al
di là delle rappresentazioni oleografiche e retoriche della propaganda neocon sullo “scontro di civiltà”, le
minoranze cristiane per lunghissimo tempo sono sopravvissute e hanno prosperato
sotto la dominazione musulmana. Sicuramente ci furono numerose conversioni
dovute non solo alla pressione sociale, ma anche al fatto che moltissimi
cristiani della regione, all’epoca della conquista islamica, erano eretici
miafisiti, in rotta politica e religiosa con Constantinopoli. Un’eccezione
importante è il Maghreb, dove a causa dell’opera delle dinastie berbere degli
Almohadi e degli Almoravidi, il cristianesimo finì per estinguersi nel XV
secolo, prima di esservi riportato dai colonizzatori. Come non di rado accade
per le minoranze etnoreligiose, i cristiani – in maniera analoga agli Ebrei
dell’Europa centro-orientale – diventarono molto attivi in ambito economico,
culturale e politico. In particolare, intellettuali cristiani come Michel Aflaq
ebbero un ruolo fondamentale nel risveglio nazionale arabo (al-Nahda) avvenuto a partire dalla prima
metà del XX secolo. Questa preminenza sociale comportò un minore aumento
demografico, che portò quindi, sul lungo termine, alla diminuzione in termini
relativi.
Tuttavia,
con l’età moderna e contemporanea si riaccesero le persecuzioni, dapprima ad
opera dei nazionalisti turchi: le minoranze cristiane dell’Impero Ottomano –
Armeni, Greci, Assiri – furono massacrate o costrette all’esilio a milioni. Il
nazionalismo arabo, da parte sua, portò maggior laicità e tolleranza religiosa,
ma represse le identità particolari ed espropriò parte delle ricchezze delle
borghesie cristiane. La situazione si aggravò poi con l’espansione del
fondamentalismo islamico, fomentato dalla preminenza accordata alla casa reale
saudita, aderente al wahabismo, da parte dell’Impero Britannico. Furono però i
cristiani ad essere falsamente accusati di collaborazionismo con le potenze
coloniali da parte dei demagoghi fondamentalisti. In questo contesto, centinaia
di migliaia di cristiani emigrarono altrove, specialmente nel Nuovo Mondo
(Stati Uniti, Canada, Brasile, Argentina, Venezuela, ecc.). Gli ultimi dieci
anni di guerre imperialiste nel Medio Oriente hanno pregiudicato ulteriormente
la presenza cristiana nella regione, nella quasi totale indifferenza dei media
occidentali.
Vediamo
ora la situazione nei dettagli, con qualche dato in più, concentrandoci sui
Paesi arabi della Mezzaluna Fertile. L’Egitto resta il Paese con la più
numerosa comunità cristiana, in maggioranza copta monofisita, che ancora oggi
ammonta al 10%, anche se le stime spaziano tra 6 e 12 milioni di persone. Fino
agli anni ’50, pur essendo non più di un quinto della popolazione egiziana,
controllavano la metà delle ricchezze del Paese. Nell’ultimo decennio sono
stati vittima di diversi attentati, correlati all’avanzata degli islamisti,
oggi al potere con i Fratelli Musulmani.
In
Palestina, a causa dell’aumento demografico islamico e dell’occupazione
sionista, i cristiani (per metà melchiti ortodossi, ma sono numerosi anche i
cattolici di rito orientale) sono diminuiti dal 9,5% del 1922 all’attuale 3%
(6% della popolazione araba), ossia circa 300.000. Hanno sempre partecipato
alla lotta per la libertà del popolo palestinese con esponenti come
l’Arcivescovo melchita Hilarion Capucci e il fondatore del FPLP George Habbash,
e sono ora stretti nella morsa tra il fondamentalismo giudaico e quello
islamico. Nella vicina Giordania, sotto la tutela della monarchia hascemita, i
cristiani (dal 3 al 6% della popolazione) sono bene integrati sia socialmente e
politicamente, con ampia libertà di culto, anche pubblica, e 9 posti (su 110)
riservati in Parlamento.
Anche
in Libano, storicamente roccaforte cristiana (84% della popolazione nel 1926),
ora i cristiani (in maggioranza cattolici maroniti) sarebbero diventati
minoranza relativa, specie dopo l’emigrazione dovuta alla cruenta guerra civile
degli ultimi 30 anni. Tuttavia, conservano un grande peso politico, poiché detengono la Presidenza della Repubblica, il comando
supremo delle forze armate e la presidenza della Banca Centrale. Sono ben
rappresentati in entrambi gli schieramenti politici, grazie all’alleanza tra il
Movimento Libero Patriottico del Generale Michel Aoun e gli sciiti di
Hezbollah.
Nella
laica Siria baathista, i cristiani (ortodossi, cattolici, armeni) rappresentano
il 10% della popolazione (circa 2,5 milioni) e sono pienamente integrati nello
Stato e nella società siriana. Dispongono comunque di tribunali particolari,
basati sul diritto canonico, per il diritto di famiglia. Attualmente, il loro
appoggio senza riserve va al Presidente Assad, dato che i ribelli islamisti, i
quali hanno compiuto più volte crimini e aggressioni nei confronti della
minoranza cristiana. D’altronde, è ben presente ciò che è successo in Iraq,
dopo il rovesciamento del regime di Saddam Hussein: da 1,5 milioni che erano
nel 2003 (5% della popolazione), si sono ridotti a 400.000 (in maggioranza
assiri), a causa delle persecuzioni islamiste.
A
tirare le somme, si può dire che il presente e il futuro dei cristiani
mediorientali non sono legati all’Occidente o alle sue ingerenze “umanitarie”,
quanto alla formazione di Stati nazionali arabi laici e sovrani, rispettosi
delle minoranze. Solo in questo contesto sociopolitico, le comunità cristiane
potranno fiorire e prosperare in pace con i propri compatrioti musulmani. È
perciò evidente che gli elementi di destabilizzazione della regione – processo
del tutto congeniale alle ambizioni di dominio imperialista euroamericano –,
ossia il sionismo e l’islamismo, siano i principali nemici del cristianesimo
arabo.
Questo
è il quadro generale, su cui conviene discutere, informare ed agire, affinché
la presenza cristiana non sia cancellata dalle terre che hanno visto nascere la
nostra fede, nonostante le potenze mondane dell’Occidente sembrino, nel
migliore dei casi, disinteressarsi della questione. In finale, mi permetto
quindi di segnalare il convegno, organizzato dall’associazione Millennium, che
si terrà su questo tema presso la Biblioteca Comunale di Montoro Superiore
(AV), il 21 marzo 2013 alle ore 18.00.
ebbravo Virga. Se non sbaglio anche in Iran i cristiani sono trattati benino.
RispondiEliminaLa grande conversione all'Islam da parte dei cristiani è dovuta a motivi fiscali ( come d'altronde la divisione dell'ecumene è dovuta a meri motivi politici contro Kostantinopoli ), l'unica vera conquista di spada è stata quella contro il popolo armeno perseguitato sin dai primordi.
RispondiEliminaDaouda
In Iran (di cui non ho parlato, perché esterno al mondo arabo), c'è una forte ostilità verso il proselitismo condotto dalle sette protestanti, ma le minoranze cattoliche, ortodosse e armene godono di tutela, con diritto di famiglia particolare e seggi riservati in Parlamento. La Presidenza di Ahmadinejad ha portato a maggiori aperture nei loro confronti.
RispondiElimina