27 ottobre 2012

Commissione Grandi Rischi: un processo babilonese


di Alessandro Rico

A parlar male dei giudici, oggi, si finisce in prigione. Quindi starò attento. Non voglio sostituirmi al magistrato, non voglio spacciarmi per un giurista, non voglio offendere i parenti delle vittime o la memoria dei loro cari.

La condanna in primo grado per i membri della Commissione Grandi Rischi non è tanto l’esito di un processo medievale, di un’ignobile punizione inflitta alla comunità scientifica. Forse è anche peggio. Puzza tanto di sommarietà, come il processo ai generali che non avevano soccorso i soldati in mare alle Arginuse, quando il solo Socrate si oppose alla condanna a morte: non intendo alludere a una procedura illegale, ma sospetto che il desiderio di accontentare chi cerca giustizia abbia sollecitato una ritorsione.

Non è ancora dato di leggere le motivazioni della sentenza, e comunque non è facile raccogliere tutti gli elementi che il giudice ha preso in considerazione per comminare la pena. Mi sembra però evidente che la decisione possa essere criticata sulla base del diritto sostanziale. Per integrare l’omicidio colposo e le lesioni colpose, è necessario fissare un nesso causale tra il comportamento dei presunti responsabili e l’effetto, cioè la morte e il ferimento di una o più persone. È indubbio che, in questa circostanza, tale nesso causale sia perlomeno labile: trovo, anzi, oltremodo assurdo stabilire una relazione diretta tra le famose rassicurazioni alla popolazione e gli eventi luttuosi, perché c’è di mezzo la difficoltà di dimostrare un effettivo e generalizzato condizionamento psicologico, ma soprattutto perché a uccidere quelle persone sono stati i crolli di abitazioni strutturalmente inadeguate, non il parere dei tecnici (magari mediato da ulteriori conferme di qualche pubblico ufficiale locale, che diventa impossibile accertare).

Ma c’è di più. In molti sostengono: non si può prevedere un terremoto, quindi non si può neppure escluderlo. Bisognava, se non allarmare, per lo meno non rassicurare. Naturalmente, la scelta di gestione della situazione d’emergenza può essere opinata; ma non è così pacifico (e quindi probante) che bisognasse davvero evitare quelle rassicurazioni. La scossa devastante si è verificata una settimana dopo la riunione; ma poteva succedere un mese, sei mesi, un anno dopo. E allora allertare la popolazione a cosa sarebbe servito? Poteva essere inutile, o addirittura controproducente: si sarebbe detto ugualmente che quegli scienziati erano incompetenti, che avevano procurato panico quando non era necessario e non si erano pronunciati al momento opportuno.
 
Allo stato dei fatti, non ci sono motivi per ritenere che Boschi e gli altri avessero degli elementi sufficienti a ipotizzare l’imminenza di un forte terremoto: e questo è importante, perché fa cadere ogni ipotesi di omissione e negligenza nell'esercizio della propria professione. Basta leggere il verbale, per capire che l’eventualità di un sisma devastante non fu esclusa, bensì giudicata improbabile in base a certi riscontri scientifici. Valga, pertanto, quello che scrive la Cassazione in una sentenza del 2002 (a proposito della responsabilità penale dei medici, il che però ci permette di rimanere in ambito scientifico): «L'insufficienza, la contraddittorietà e l'incertezza del riscontro probatorio sulla ricostruzione del nesso causale, quindi il ragionevole dubbio, in base all'evidenza disponibile, sulla reale efficacia condizionante della condotta omissiva […] rispetto ad altri fattori interagenti nella produzione dell'evento lesivo, comportano la neutralizzazione dell'ipotesi prospettata dall'accusa e l'esito assolutorio del giudizio».
In sintesi: se il nesso eziologico non è assolutamente evidente, non puoi condannare l’imputato.

A ciò si aggiunge una considerazione di buon senso che già qualche mese fa avevo suggerito. Oggi costato, con amarezza, che la magistratura vuole in carcere Franco Barberi, l’estensore di un rapporto sulla vulnerabilità sismica degli edifici pubblici, a suo tempo ignorato dalle autorità civili (a cui nessuno si è sognato di far pervenire avvisi di garanzia per comportamenti omissivi); mentre, con poche eccezioni, non siamo ancora a conoscenza dei veri responsabili di quelle vittime innocenti del 6 aprile 2009, ingegneri o costruttori che hanno realizzato abitazioni friabili come biscottini. Alcuni sono morti, altri sono talmente anziani che non vedranno la fine del processo e persino per qualcuno di loro quel benedetto nesso causale non è indiscutibile.

Il diritto penale è una materia complicata, ma è certo che la giustizia non si fonda sull'opinione comune; quella si chiama vendetta. Perciò non credo che il processo che si è celebrato abbia qualcosa di medievale: certe cose succedevano solo ai tempi del codice di Hammurabi.


 

8 commenti :

  1. Non mi associo alla leggerezza con la quale viene trattata l'opera di Re Hammurabi, pietra miliare nella storia del diritto.

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  2. Caro De maistre, fermarsi all'analisi tecnica del processo è limitato. Bisogna comprendere cosa sta facendo la magistratura oggi in Italia. La condanna a Sallusti; con la mostruosità giuridica della sentenza di primo grado in cui l'estensore della motivazione, spinto probabilmente da pressioni esterne, scrive "Ops.., mi sono sbagliato, ci voleva il carcere..": tecnicamente si chiama una "sentenza suicida". Poi lo spionaggio a Napolitano (tanto non ci sono reati, dice il procuratore di palermo...!)Poi il caso dell' Ilva di taranto, dove il giudice delle indagini PRELIMINARI!! dà l'ordine di spegnere ENTRO 5 GIORNI!! le acciaierie che procurano, pare, il 75% del Pil di taranto (e quindi un analoga percentuale di stipendi); poi il giudice che, per la prima volta nella storia, sostiene che un terremoto si poteva prevedere (bisognerebbe farlo sapere in Giappone!!)...

    Non si può comprendere questa serie di fatti se non si dà una valutazione del protagonismo della magistratura italiana in questa fase storica. Devo, da "marxista", far notare che il capitalismo globale necessita della fine della politica? E che quindi, la dittatura della magistratura non è altro che la forma in cui si manifesta il dominio della merce globale?? Non prestendo certo che dei liberali condividano la mia opinione, ma quello che mi inquieta è che il centro destra italiano, che pure, del protagonismo politico della magistratura, ne è la vittima, si rifiuti di alzare gli occhi ad uno sguardo complessivo, ad uno sguardo critico. Berlusconi è stato condannato, e cosa dice? "Riformeremo la giustizia..!!!" Ma di che parla?? Mi sembra che Berlusconi e il centro destra si rifiutino, con la forza della disperazione, di prendere atto che il capitalismo realmente esistente è quello che è, un gioco al massacro di cui non possono essere che le vittime, e continuino a rifiutarsi di prendere coscienza, disposti a mettere la testa sotto il patibolo piuttosto che prendere coscienza..

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  3. Mi pare che dal tuo discorso emerga il contrario, cioè che il mercato viene ostacolato dalle operazioni della magistratura, che la politica e il processo della catallassi viaggiano a due velocità diverse e su binari non solo paralleli, ma anche contrastanti.

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  4. Alessandro, siete incorreggibili. Con dispiacere, devo dire: peggio per voi. Se per decenni i liberali si sono rifiutati di avere uno sguardo critico sul mondo; a tal punto che vi resta impossibile separare il mercato attualmente esistente dal mercato teorico; forse perché per decenni siete stati abituati a difendere "il mercato" dai comunisti; e perciò non volete capire che di "catallassi" (per scimmiottare il linguaggio di Hayek) ce ne sono di tanti tipi, e che quella verso cui è orientato il capitalismo globalizzato è diversa da quella a cui pensava hayek, e non è compatibile con gli stessi principi di libera concorrenza cui i liberali dovrebbero ispirarsi, allora: tanto peggio: capirete poi che la magistratura ha una sua logica "catallattica" per arrestare Berlusconi, per mettere in galera Sallusti e gli scienziati della Commissione grandi rischi

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  5. @ Alessandro quello marxista
    Il marxismo (materialismo storico) è stato contraddetto dalla storia, che ne ha visto il fallimento in URSS, la deviazione capitalista in Cina, etc...
    Essendo Lei marxista, non c'è bisogno che io (un reazionario ma con simpatie liberaleggianti, perché la libertà nell'ordine è buona, e la si aveva nel medioevo europeo) Le spieghi oltre come il fondamento stesso del marxismo sia crollato.
    Franciscus Pentagrammuli.

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  6. Sig. Franciscus, mi esenti dal risponderle.

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  7. I magistrati han sentenziato che tutto si puo' prevedere. Nessuno spazio alla liberta' della Natura e' concesso. Qui sta il nocciolo del loro convincimento. Terrificante.
    Gaetano

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  8. Pensare che il crollo dell'URSS smentisca il marxismo in toto è esattamente come affermare che il crollo economico della Spagna asburgica smentisca il cattolicesimo.

    Da anti-liberale convinto, concordo con quanto afferma il compagno (se mi si consente il termine) Alessandro.

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