Di Marco Mancini
Come ogni anno, tornano le
celebrazioni per il 25 aprile. Si tratta di un giorno a me caro, visto che è
quello del mio onomastico ed è dedicato a uno dei quattro Evangelisti. Meno
cara, invece, mi è la retorica resistenziale che viene profusa a piene mani prima,
durante e dopo ogni anniversario della c.d. Liberazione dal nazifascismo.
Intendiamoci: non è il caso di riaccendere polemiche inutili sul passato,
discutendo ragioni e torti delle parti di quella che fu una vera e propria
guerra civile. Sarebbe inutile ed è diventato anche un po’ stucchevole. Basti
solo considerare, a tal proposito, la difficoltà di considerare Festa nazionale
una ricorrenza che per decenni ha ferocemente diviso, più che unito, gli
italiani. Il 25 aprile è stato storicamente strumentalizzato dalle forze di
sinistra per legittimarsi, rivendicando la propria continuità rispetto alla
guerra partigiana e antifascista. Da questo “peccato originale” derivano tutta
una serie di conseguenze: in primo luogo, la creazione di una memoria della Liberazione
del tutto unilaterale, fino ad estremi di tipo agiografico, che hanno steso una
vera e propria cappa di silenzio sui numerosi crimini compiuti dalle forze
partigiane, in particolare comuniste (un esempio tra tutti, l’uccisione del giovane seminarista Rolando
Rivi, ammazzato all’età di 14 anni e appena 12 giorni prima della fatidica
Liberazione di cui tutti si riempiono la bocca).
L’ANPI è nelle mani dei
gruppuscoli della sinistra radicale e del c.d. antifascismo militante, che
vanno sostituendo i vecchi partigiani ormai in via di estinzione; sono
loro a dettare legge, come accaduto ultimamente per la decisione di non
invitare i rappresentanti delle istituzioni (in particolare il Comune e la
Regione, amministrati dal centro-destra) alla manifestazione organizzata a Roma
per la ricorrenza. Insomma, l’associazione che dovrebbe riunire gli ultimi
esponenti dei gloriosi liberatori del suolo patrio trasformata in uno squallido
strumento di lotta partitica. Del resto, l’inciviltà di questa gente ha avuto
modo di manifestarsi più volte in passato, non solo nei confronti della Polverini,
ma anche verso Letizia Moratti, avvezza a sfilare in corteo con il padre,
ex-partigiano ridotto su una sedia a rotelle, e a essere nonostante questo insultata.
In tutto questo, non poteva
mancare la perla di Giuliano Pisapia: il sindaco di Milano ha condotto una
personale crociata perché i negozi rimanessero chiusi nella giornata odierna
(non mi risulta abbia fatto lo stesso per quanto concerne le chiusure
domenicali), avventurandosi
in un azzardato paragone con il giorno di Natale.
Ecco, se il 25 aprile diventasse
la Festa della Liberazione da tali sconcezze, allora potrei cominciare a
prendere in seria considerazione l’idea di celebrarlo. Fino ad allora,
consentitemi di osservare a riguardo un sovrano distacco. Gli amici dell’ANPI
non se ne avranno a male, anzi: data la mia assenza, si risparmieranno la
fatica di insultarmi.
Pubblicato il 25 aprile 2012
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