Con questo articolo inizia la sua
collaborazione con noi Giulia
Tanel, nata a Trento pochi giorni dopo la caduta del
muro di Berlino. Aspirante giornalista, per ora si limita a frequentare il
corso di laurea magistrale in Lettere Moderne, a scrivere per il sito
"Libertà e Persona" e a collaborare con il mensile cattolico
"Radici Cristiane" e con la rete televisiva
"TelePace".
Di indole sportiva, Giulia è sempre di corsa e
pensa che ogni tanto avere una giornata di 48 ore le farebbe assai comodo.
Di lei dicono che sia cattolica integralista e anti-femminista: a lei basterebbe essere vista come una donna fervente di mediocre livello.
Di lei dicono che sia cattolica integralista e anti-femminista: a lei basterebbe essere vista come una donna fervente di mediocre livello.
Rita Coruzzi è una
ragazza venticinquenne (“Non ho ancora ventisei anni, sono nata in giugno”, ci
tiene a precisare) affetta da
tetraparesi e piena di voglia di vivere.
Emiliana, nata alla
trentaquattresima settimana di gestazione, Rita ha avuto problemi di salute fin
da subito: le manca infatti l’acetabolo, un osso consente all’anca di rimanere al
proprio posto.
I medici sono tuttavia
ottimisti e pensano che possa guarire: secondo loro la bambina deve solo fare
molta fisioterapia e poi con un’operazione si sistemerà tutto.
Rita, seppur
bambina, si dimostra molto tenace e, pur di riuscire a camminare da sola,
sacrifica agli esercizi riabilitativi gran parte della propria infanzia.
All’età di dieci
anni, però, il mondo le crolla addosso: l’operazione che doveva “salvarla”,
infatti, la condanna invece alla sedia a rotelle. La rabbia e il dolore hanno
il sopravvento nel suo cuore di bambina e ogni fibra del suo essere grida: “Ma
a che gioco stai giocando, con me, Dio?”.
E’ così che Rita si
allontana dal Signore: smette di pregare, di andare a Messa e di accostarsi ai
sacramenti, l’unica cosa che continua a fare è l’ora di religione a scuola. E
sprofonda in quella che lei stessa, ora, definisce come una “non-vita”: una
condizione per cui non aveva più senso alzarsi al mattino, perché l’unico scopo
che l’aveva mossa fino ad ora, quello di imparare a camminare, era venuto meno.
Ogni sua speranza era stata spazzata via da un’operazione chirurgica durata
quindici minuti e tutti i suoi sacrifici si erano rivelati inutili.
Passano così
quattro lunghi anni: Rita è tormentata, non sa darsi pace per la propria
condizione di disabile.
Quando arriva il
momento di iscriversi alle scuole superiori, nonostante il parere contrario dei
suoi insegnati delle medie, Rita decide di frequentare il liceo classico. E
sarà proprio qui che farà un incontro decisivo per la sua vita: quello con il
sacerdote che le insegna religione. Inizialmente egli la stimola con le parole
(“Da quand’è, Rita, che non guardi in faccia una persona?”), per poi proporle
di fare un viaggio a Lourdes.
Rita accetta
l’invito del sacerdote, perché ricorda che, quando era piccola, un giorno sua
nonna le aveva detto: “Se ci sarà un
momento nella tua vita in cui non saprai più cosa fare e non vedrai più Dio,
chiedi aiuto a Maria, lei ti aiuterà a trovare la strada”.
Naturalmente a
muoverla c’era anche la speranza che chissà, magari immergendosi nell’acqua di
Lourdes… Ma il miracolo per lei non
avvenne a livello fisico, bensì interiore; davanti alla grotta della Madonna,
infatti, Rita si sentì abbracciata e sentì una voce che le diceva: "Ce ne
hai messo di tempo ad arrivare, Rita! Ma io e Dio siamo sempre stati qui ad
aspettarti e il progetto che Egli ha riservato per te è: testimonia e converti.
Testimonia che la vita vale sempre la
pena di essere vissuta, in ogni situazione. E converti le persone alla
sofferenza, perché gli uomini tendono ad allontanarsene, mentre la sofferenza è
una condizione umana ineludibile che ha un valore immenso, se vissuta in
un’ottica di fede".
A seguito di questo
viaggio a Lourdes, la vita di Rita cambiò radicalmente. Finalmente aveva capito che anche lei, seppur sulla carrozzina, aveva
un ruolo nel mondo e, soprattutto, che Dio la amava immensamente.
Adesso Rita è una ragazza felice e
realizzata. Scrive libri
(l’ultimo dei quali, “Grazie alla vita”, uscito per Piemme alla fine del 2011,
è stato redatto in collaborazione con Magdi Cristiano Allam) e porta la propria
testimonianza di vita e di fede in giro per l’Italia, compiendo così il disegno
che Dio ha predisposto per lei.
E a chi le chiede
se vorrebbe tornare a camminare risponde di no, perché quello che più ora le
preme è essere in comunione con il Signore. Lei, dalle ginocchia di Gesù, non ci vuole scendere più.
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