La Conferenza episcopale italiana, tanto per non farsi mancare niente e tanto per seguire la moda ecologista, dedica il 1° Settembre di ogni anno alla riflessione sulla salvaguardia del creato. Difendere la natura e rispettare l’ambiente in sé sono cose buone e giuste, per carità! Ma spesso, anche in ambito ecclesiale, si cede troppo all’ideologia ambientalista. Il che non è affatto cristiano e ragionevole.
Quest’anno, sarà che vi sono problemi più grandi, sarà che l’estate non è stata poi così africana, sarà quel che vi pare, in gran parte abbiamo evitato quei monotoni servizi giornalistici incentrati sui comportamenti da tenere in casi di eccessiva calura: bere molto, stare in casa nelle ore più calde e altre banalità del genere. Non ci hanno neppure riferito con troppo insistenza che (ma guarda un po’!) d’estate non fa freddo, ma si gira in maniche corte!
Probabilmente i profeti di sventura, quegli ambientalisti che parlano da anni di riscaldamento globale, di effetto serra e di desertificazione si staranno rodendo il fegato. C’è da capirli, poveracci. Hanno dedicato tutta la vita all’ideologia ecologista e ora che nessuno ne parla e nessuno è terrorizzato, è naturale che provino un po’ di rabbia. Un esempio di tale stizza è stato documentato questi giorni dal Foglio:leggetevi l’articolo del mitico Piero Vietti di oggi.
Gli ecologisti di professione ci hanno assillato per anni con la storia del global warming, dello scioglimento dei ghiacciai e di tutte le loro possibili catastrofiche conseguenze. Per lungo e lungo tempo ci hanno sempre ripetuto che saremmo andati incontro alla siccità, che la temperatura sarebbe aumentata chissà quanto e che occorreva ridurre le emissioni di anidride carbonica unitamente alla produttività industriale. E noi ci preoccupavamo, cercavamo di non andare in macchina, tentavamo di fare pressione sui governi affinché agissero in qualche modo, magari sostenendo la soluzione a tutti i mali, il Protocollo di Kyoto. Ogni volta che il termometro oltrepassava i 30° avevamo un mancamento e davvero temevamo che la fine fosse vicina: saremmo tutti morti abbrustoliti e soffocati.
Poi, da qualche anno a questa parte, ci siamo accorti che durante l’estate c’era si qualche giorno davvero caldo (quel caldo immancabilmente “torrido” o “africano”, come dicono i tg), ma poi, tutto sommato, si stava bene, pioveva pure e a volte anche molto. E allora l’uomo della strada, quello che non ha visto il documentario di Al Gore (dunque un ignorante, un abietto, un deficiente) e che non conosce gli “attendibilissimi” dati dell’Ipcc (l’organismo dell’Onu chiamato a monitorare i cambiamenti climatici) ha iniziato a domandarsi se davvero bisogna credere agli ambientalisti. L’uomo della strada è portato, con buon senso, a sostenere che il pericolo del riscaldamento globale non c’è, perché non fa poi così caldo (e addirittura l’anno scorso è nevicato persino a Roma). Ecco però che gli ecologisti di professione, vedendo messa in dubbio la loro autorità, rispondono prontamente che l’uomo della strada non capisce. Se abbiamo un’estate fresca è sempre colpa delle fabbriche, dell’uomo, dell’effetto serra. Insomma, sia che faccia caldo, sia che faccia freddo, sia che piova, sia che ci sia il sole, il global warming c’è, perché così loro hanno deciso e perché su quello hanno costruito le proprie carriere e le proprie fortune.
La verità è che i vari ambientalisti mentono. I cambiamenti climatici ci sono, su questo non c’è dubbio. Ma è altrettanto innegabile che ci sono sempre stati. Anche quando non c’era l’uomo ad inquinare. Tra l’altro, gli stessi che oggi parlano di surriscaldamento, fino a trenta, quaranta anni fa annunciavano l’arrivo imminente di una nuova era glaciale. Quale può essere la loro credibilità? Quale può essere inoltre l’affidabilità dell’Ipcc, più volte pescato con le mani nel sacco mentre falsificava i dati per piegarli ai suoi scopi politici? Come possiamo fidarci di chi definisce l’uomo “il cancro del pianeta”? Perché gli adoratori della dea “Gaia”, questi signori pseudoamanti della natura non scrivono che in passato la Terra è stata anche molto più calda (Annibale attraversò le Alpi con gli elefanti!)? Perché non dicono che, in fondo, quand’anche davvero la temperatura aumentasse un po’, non sarebbe per niente la fine del mondo? Perché non riconoscono che il clima è influenzato solo in minima parte dall’uomo, mentre lo è di gran lunga di più da altri fattori come i movimenti degli oceani, il Sole, la traiettoria che la Terra percorre in seno alla galassia o la composizione chimica dell’atmosfera? Perché, infine, questi “benefattori” non vogliono far sapere a tutti che il mondo scientifico non è per nulla allineato all’unanimità alle loro teorie bislacche? Si tratta ovviamente di domande retoriche.
Il vero obiettivo degli ambientalisti è cambiare gli stili di vita, dettare l’agenda politica ai governi e imporre la propria visione del mondo attraverso i mass media: diventare, insomma, i padroni del pianeta. Con i loro falsi allarmismi, gli ecologisti sono persino riusciti a far firmare l’inutile Protocollo di Kyoto che, come da alcuni scienziati è stato dimostrato, ha contribuito a una riduzione delle emissioni di CO2 risibile, ma ha avuto delle ricadute pesanti sull’economia dei Paesi sottoscrittori. Ha raggiunto però lo scopo principale per il quale è stato promosso: attuare il primo passo verso una forma di governo globale in cui pochi “illuminati” stabiliscono i valori comuni dell’umanità.
Sarebbe quindi ora scossa di affrancarci da simili loschi figuri, cercando di perseguire piuttosto un autentico rispetto dell’ambiente, che non si concretizzi a scapito dell’uomo e che non impedisca, specie di questi tempi, la crescita economica. Coniugare sviluppo e amore per la natura si può. Anzi, il primo accresce il secondo. Non è un caso, infatti, che laddove c’è povertà è maggiore anche il degrado ambientale. Ma questo gli ecologisti sembrano ignorarlo.
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RispondiEliminaPenso che per scrivere di un argomento, uno qualsiasi, e peggio mi sento se è un fatto scientifico(notare fatto e non teoria), ci si debba documentare. Tu non sai nulla di riscaldamento globale e l'idea che questo possa essere un pezzo sull'argomento è quindi perlomeno risibile. Visto che non hai le tette grosse e il culo sodo, le tue opinioni possono interessare unicamente se sono tanto reazionarie da essere sovversive, lo capisco, ma scrivere un pezzo completamente al buio con l'unico scopo di destare scandalo nei tuoi lettori è una retorica giornalista un po' noiosetta. Compiti per la prossima volta: sii un po' più serio nel documentarti e EVITA l'abecedario dei luoghi comuni (vedi "i cambiamenti climatici ci sono sempre stati"). Ma soprattutto non scrivere di materie scientifiche, perchè finchè commenti la vita politica del tuo paese il tuo parere è interessante, ma quando vai a toccare un'aria in cui esiste la verità (parlo della scienza non confonderti con altre verità supposte) allora dovresti chinare il capo sul tuo orticello e andare a zappare da qualche altra parte.
RispondiEliminaPoiché della retorica ecoambientalista ne ho piene le scatole, mi sono documentato sui bei libri di Riccardo Cascioli e Antonio Gaspari, che offrono anche, mi dispiace per te, molti dati scientifici. Te ne consiglio la lettura, cos' imparerai qualcosa di nuovo. Non ti farà male.
RispondiEliminaP.S. Sul mio blog io scrivo quel che mi pare. Ognuno zappi il suo orto.
Molto interessanti come letture... vorrei farti notare come nel caso dei due libri da te consigliati si cerchi solo di confutare una tesi anche con un certa rabbia, mentre gli ambientalisti (e non che io sia uno di quelli che raccoglie cuccioli dal ciglio della strada e abbraccia gli alberi) si cerca di combattere un problema riconosciuto dalla totalità della comunità scientifica. Se ti capita di fare un salto nella perfida Albione vai a Londra al museo della scienza noterai un'intera ala del museo dedicata al riscaldamento globale... tutti scemi lì in Inghilterra, furbi noi che c'abbiamo la pasta al dente e un paese sull'orlo del baratro.
RispondiEliminaUn'ultimo concetto che ti è sfuggito: gli ecologisti non sono per niente contrari al capitalismo, anzi l'ecologia è uno dei settori più fiorenti negli stati progreti (vedi la perfida albione).
Caro Gert. Non avevo visto questi tuoi post.
RispondiEliminaE' lo stesso problema che ho sollevato su DailyBlog. Il problema è la assoluta mancanza di informazione a riguardo. Dati scientifici, manco a parlarne.
Il problema dei dati è un problema enorme. Pensare di dire qualsiasi cosa senza il supporto di dimostrazioni.