05 agosto 2011

La voce dell'uomo qualunque

di Federico Catani
È agosto e i nostri cari parlamentari sono andati finalmente in ferie. Addirittura si sono anche accorciati il proprio periodo di vacanza, perché, cribbio, loro al popolo e all’interesse della Patria ci tengono sul serio: nessun sacrificio è mai di troppo, tanto che saranno sempre reperibili per tutto il mese. E siccome ora stanno tutti a riposarsi ed essendo l’estate la stagione più propizia per cianciare, possiamo permetterci di fare quattro chiacchiere da bar dello sport. Tanto per iniziare, in questi ultimi tempi non ci stiamo capendo una mazza.

Una cosa è certa. L’economia mondiale sta attraversando la crisi più nera. Quell’uomo abbronzato che vive a Washington è in seria difficoltà e i suoi capelli sono sempre più bianchi. I burocrati europei non so cosa stiano facendo, ma di loro non mi sono mai fidato, dunque qualunque cosa abbiano in mente, c’è da avere paura, anche perché, da quanto ho capito, l’euro si sta rivelando, se qualcuno non se ne fosse ancora accorto, un vero fallimento. E l’Italia?

Beh, da noi, Silvio ci dice che va tutto bene e che pure lui è in trincea con l’elmetto e la baionetta, quindi possiamo dormire sonni tranquilli: in parte avrà pure ragione, però non può negare l’evidenza. Bersani, essendo un provincialotto da quattro soldi, grida che la colpa della crisi è tutta di Berlusconi e che solo la sua cacciata da palazzo Chigi potrà far risorgere il Bel Paese: se questa è l’opposizione, meglio spararsi sui gioielli di famiglia. La Lega cita il Tea Party americano e Bossi si rimette in canottiera rigorosamente bianca, dimostrando che qua si torna a fare sul serio, altro che imborghesimento! Di Pietro, nell’ultima apparizione alla Camera di qualche giorno fa, sembrava un tantino ubriaco, forse perché era l’ultimo giorno di lavoro. Bocchino ha seguito la linea del Pd, ma comunque non bisogna curarsi delle nullità. E Casini, dulcis in fundo, tanto per cambiare, ha di nuovo cambiato idea: no al governo tecnico, no a ribaltoni, ma mano tesa al governo per senso di responsabilità nazionale (concetto, questo, nobilitato dal grande Scilipoti, vero uomo dell’anno).
Detto ciò, mi pare evidente che è tutto un gran casino. Non si sa più a chi dar retta. E intanto cresce l’antipolitica e l’odio verso la casta.  

Anche il sottoscritto, pur amando il Cavaliere come un vecchio zio buontempone e pur vedendo in lui l’uomo che più di ogni altro pare lontano dai vecchi giochi di palazzo, ha in mente di lanciare una proposta. In fondo, provengo da una tradizione familiare di disillusi dalla politica. E dunque ecco cosa propongo: qualcuno rifondi, ma in maniera seria, attenendosi ai valori dell’originale (quindi i vari Beppe Grillo e Antonio Albanese se ne stiano a casa), il Fronte dell’Uomo Qualunque.

Io sono un uomo qualunque, un uomo, come diceva Giannini, “stufo di tutti, il cui solo, ardente desiderio, è che nessuno gli rompa le scatole”. Tra l’altro, tra i principi cardine di quel movimento scomparso troppo presto e che si opponeva a tutto il sistema marcio venuto fuori dal secondo dopoguerra, c’erano la lotta al capitalismo della grande industria, il liberismo economico individuale, la limitazione del prelievo fiscale e uno Stato presente nella società il meno possibile. Gli amici del Tea Party potrebbero essere d’accordo con questa mia idea. Però vi avverto. Si tratta di una soluzione  temporanea per far fronte alla situazione attuale. Insomma, siccome mi sono rotto le scatole della classe politica italiana della prima e della seconda Repubblica, io lancio questo suggerimento. Non so se l’amico Facchini o altri nostri simpatizzanti saranno d’accordo. Ne parleremo. 
 

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