La morte e i funerali di Otto d’Asburgo, figlio dell’ultimo imperatore d’Austria-Ungheria, il beato Carlo I, ci hanno riempito di commozione. Il suo corpo ora riposa a Vienna, nella Cripta dei Cappuccini, il suo cuore in Ungheria.
Le esequie, la sepoltura e gli omaggi della folla stanno a dimostrare la bellezza e l’insuperabilità della monarchia rettamente intesa. Gli Asburgo sono stati una casata profondamente cattolica e strenuamente attenta ai bisogni del suo popolo. Per questo ancora oggi la gente piange quello che sarebbe stato il suo imperatore, se una guerra fatta esplodere dalla massoneria non avesse strappato il trono a chi lo possedeva legittimamente e non avesse dissolto un Impero cattolico si, ma anche multireligioso e tollerante con tutte le culture.
Otto poi, nel corso della sua vita, da europeista convinto e parlamentare a Strasburgo, ha dimostrato che è possibile ancora oggi fare una politica buona, davvero attenta al bene comune. Egli ci ha insegnato ad amare la nostra tradizione religiosa e a lottare per un’Europa autenticamente cristiana, perché solo il cristianesimo la può rendere grande. Di qui pure la sua avversione per il nazismo e il comunismo.
Con lui muore un simbolo, se ne va un pezzo di storia. Sembra di rileggere le pagine finali dei romanzi di Joseph Roth. Proviamo una certa nostalgia, lo ammettiamo. Ma andiamo avanti nella buona battaglia, forti del suo esempio.
Requiescat in pace.
Pubblicato il 18 luglio 2011
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