11 novembre 2018

Monsignor Maggiolini, un vescovo che parlava chiaro

L'11 novembre 2008 concludeva l'esistenza terrena monsignor Alessandro Maggiolini, grande vescovo di Como dal 1989 al 2006. Durante il suo ministero episcopale si è contraddistinto per aver denunciato senza tregua le storture della società contemporanea, oltre ad aver segnalato alcune derive della stessa Chiesa. Nella sua prolifica pubblicistica, contestava ad esempio eutanasia, droga, anticoncezionali, apertura all'Islam,  Egli scriveva su riviste e quotidiani e i suoi articoli lo portarono a subire critiche di ogni tipo. Sul sito alessandromaggiolini.it sono reperibili omelie e articoli.
Questo vescovo, forse uno degli ultimi grandi dell'episcopato italiano, parlava chiaro, soprattutto sui temi dell'attualità. Inutile dire che figure del genere mancano.
Abbiamo tratto qualche citazione interessante.

Sulla deriva dei politici cattolici:
Non hanno sbagliato, e di grosso, schierandosi con chi propone eutanasia, spienllo libero, Pacs e via dicendo? Decenni fa l’Unione dei cattolici era semplicemente l’Associazione di Azione Cattolica. Oggi ignoro se molti credenti si siano “venduti” per interessi politici. Certo è che diversi di essi si proclamano cattolici apostolici romani e si scostano da ciò che il Magistero afferma: soprattutto il Papa. Forse più che venduti, sono stati comprati dalle formazioni politiche, culturali eccetera che fanno opinione e assicurano i maggiori profitti economici e non solo. Più che disgregazione dei valori veritativi e morali direi che è avvenuta una separazione dalla Chiesa. Si pensi alla famiglia che è stata abbattuta in poco più di un’ora di notte quando un manipolo di politici ha voluto mandare all’aria il disegno di salvezza progettato e attuato da Dio dall’eternità. Si pensi alla famiglia con annesso il divorzio: e quante volte è possibile divorziare? E quanti coniugi è possibile cambiare? Così si dica per i pacs che sono l’anticamera del libero amore, cioè della prigione dell’autentica libertà di chi si lega per la vita e per la morte a una persona di sesso diverso. (E come compiere un atto coniugale omosessuale?). V’è poi l’eutanasia che può essere la porta di ingresso di una morte legalmente inflitta. Quanto allo spinello è come invitare – di fatto – a distruggersi nell’intelligenza, nella volontà e nel sentimento. Che stanno a fare i cattolici in questo marasma? Non sarebbe meglio se si facessero da parte e lasciassero che la Chiesa continuasse per la sua strada seguendo il Signore Gesù con il suo esempio e il suo insegnamento?(da intervista:"A parole stanno con il Papa, poi distruggono il matrimonio")


Sulle derive etiche:

Un gruppetto sparuto di parlamentari o di aspiranti tali. Articolo 11 del disegno di legge: “Se un bambino è in condizioni terminali, non reversibili e in coma vegetativo persistente, la mamma o il papà possono rinunciare al sostegno di trattamenti artificiali, scegliendo di far staccare la spina”. E così i minori sono meno tutelati degli adulti. Quando si perde di vista la preziosità assoluta della persona. Guarda caso, l’esponente radicale Silvio Viale, ginecologo, lascia che durante la lezione venga distribuito un dépliant di spiegazione sulla pillola abortiva RU486. Come denominare queste e simili iniziative? Passi di un cammino verso la libertà? Conquiste civili? Il fatto è che si tratta di morte nei due casi. E il medico, che dovrebbe curare la salute del malato, si trasforma in becchino, per non dire altro. Va’ a capire la logica radicale. Lascia la libertà di morire. Ma quella di vivere? (da articolo: Il diritto di morire? A scuola si parli del diritto di vivere)

Sulla liturgia:
Ancora. I canti. Che spesso sono lagne o ballabili che poco han da spartire con la preghiera. Qualche eccezione non guasta.
Ancora. Gli attori del rito. Laici talvolta improvvisati che ignorano teologia e catechismo. O, più frequentemente, preti che, dopo aver tanto perorato la promozione del laicato, si comportano da padroni del rito. Macché norme ecclesiali. Ciò che importa è la spontaneità. E una Messa cambia molto se il celebrante ha digerito bene o no, se è euforico o depresso, se è in vena di lisciate o di invettive ecc. Qualcosa come degli happening. I praticanti hanno il diritto di sapere quanto duri una cerimonia e che cosa li attenda, se vi partecipano. Ancora. Il silenzio. Si riesce a creare un clima di mistero – e a pregare -  se l’accavallarsi delle didascalie, dei gesti, delle formule recitate al galoppo non lasciano un istante di silenzio in cui uno che vuole sia se stesso davanti al suo Signore? Si potrebbe analizzare a lungo. Avendo anche un poco di pietà per noi sacerdoti che abbiamo dovuto improvvisarci attori, registi, direttori di cappella ecc. quasi da un giorno all’altro. Ma i “semplici” fedeli sanno di avere, anche in liturgia, diritti da far valere? Meglio se con garbo.  (da articolo: La nuova liturgia: una lieta sorpresa?)

Contro lo spinello libero:
Non c’è bisogno di stendere un trattato sugli effetti deleteri della droga. Non c’è bisogno neppure di notare che una legalizzazione di sostanze stupefacenti si pone come un implicito invito ad aumentare ancor più le dosi per uso personale o per distribuzione attraverso vendita. Statistiche anche serie e perfino restrittive assicurano che pure i ragazzi e i giovani fanno uso di queste materie deleterie. E, quando ci si avvia all’uso di tali sostanze, risulta difficilissimo arrestarsi o arretrarsi. La logica che presiede a questo consumo – come ad altri che danneggiano la persona magari euforizzandola – è che, una volta presa la strada di una qualche autodistruzione, si procede fin dove non si sa. Una domanda seria è se tocca al ministro della salute – al solo ministro della salute – decidere su questi argomenti. La famiglia non ha davvero nulla da dire? La scuola deve stare soltanto a osservare? E il commercio di questi veleni deve trovare strada libera, senza alcuna riserva e senza alcun paletto normativo? Certo, occorre impegnarsi in uno sforzo educativo di prevenzione. Ma, quando la prevenzione è ormai sorpassata, che si fa? Proibito proibire? Dopo di che, si hanno di fronte persone sfatte, incapaci di scelte motivate, abbandonate a una istintualità che non conosce fedeltà e fatica. Cioè, persone pronte a essere manipolate come si vuole dopo averle sfruttate per svuotarle di serietà morale. Già. Perché alla fine il problema non è soltanto legislativo. E’ anche educativo e richiede l’assunzione di valori etici assimilati e attuati.(da articolo: Spinello"libero"? Fermata la legge, tocca all'educazione)


 

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