di Alfredo Incollingo
Il 6 maggio scorso il Papa è stato insignito del premio “Carlo Magno”, un riconoscimento concesso per i meriti conseguiti nel propagandare l'unità europea. Per un Pontefice non è un'onorificenza meritata, come viene fatta passare, ma obbligatoria. Il Papa e la Chiesa Cattolica hanno assunto un ruolo centrale nel processo di formazione europea. Per secoli il cattolicesimo ha pervaso e amalgamato l'Europa, costruendo pezzo per pezzo la nostra identità continentale.
Francesco avrebbe dovuto ricordare la centralità della sua Chiesa e il valore del cristianesimo per l'unità europea; doveva biasimare i burocrati di Bruxelles, rei di aver celato le nostre radici cristiane. Invece ha parlato di un “umanesimo” politicamente corretto, senza annunciare il Vangelo (essendo il Vicario di Cristo è l'Apostolo per eccellenza) e le sue Verità, ritornando di continuo sul tema delle migrazioni, forse per dare man forte ai paladini del multiculturalismo che albergano nei piani alti dell'Unione Europea.
Probabilmente saprà, come ne siamo a conoscenza noi, che l'Europa ha dimenticato da secoli il Vangelo e di conseguenza ha rinnegato se stessa. Tra continue sconsacrazioni di chiese e chierici eresiarchi abbiamo bisogno di un ripasso del Catechismo e soprattutto del Nuovo Testamento.
Che cosa ne sarà di noi, se l'Europa è sempre più distante da se stessa? E' un continente faustiano, il quale, preferendo l'opulenza e volendo sempre di più, ha finito per vendersi l'anima al Diavolo. E' un'entità infiacchita, preda di cacciatori interni ed esterni, che la dilaniano senza pietà.
La storia è la nostra maestra di vita, se ci chiediamo che cosa accadrà con questo tragico rigetto del cristianesimo.
Lo storico cattolico inglese Christopher Dawson visse i tremendi decenni che dilaniarono con il fuoco e le armi il nostro continente. Le sue riflessioni sulla modernità sono contenute nel celeberrimo volume della Lindau, “Il dilemma moderno: senza il cristianesimo l'Europa ha un futuro?”. Il Secolo Breve inizia con il dramma delle trincee della Grande Guerra e prosegue tra sangue e vittime fino all'inizio del nuovo millennio. Tutto ciò è riconducibile a fatti casuali? O è il frutto di parametri esistenziali demoniaci?
Dal settecento l'Europa è in imbarazzo quando parla di se stessa. L'Ottocento ha garantito tante soluzioni al rossore, offrendo maschere dietro cui celarsi. La negazioni di Dio, che rigetta la centralità umana nel cosmo, questo baratro esistenziale senza fine, è stata velata con tanti idoli, dei mostruosi e vendicativi. Il progresso materiale e le escatologie politiche sono stati divinizzati. La fede cieca e irrazionale ha ottenebrato le menti e ha promesso la Salvezza in cambio di un cospicuo tributo di sangue.
La Grande Guerra è stata preparata per purgare il mondo dal passatismo e dai residui di un'umanità tirannica e arretrata. Di fronte al dramma dei reduci e delle faide europee i fascismi e il comunismo hanno di nuovo illuso con la loro promessa di riscatto, preparando il terreno per il Secondo Massacro Mondiale. Una scienza impazzita, priva di direttive e acefala, ha utilizzato i propri mezzi e deviato i propri fini per creare armi letali. La società disorientata ha accolto senza remore queste follie.
Dawson riflette sulla sua epoca, osserva da vicino quello che sta accadendo e scorge nell'abbandono del Vangelo la causa dei mali moderni. Senza Dio l'umanità si erge a divinità, ma questo dio è imperfetto e non è “d'amore”. E' un dio nefasto e corruttibile. La riscoperta del cristianesimo è per Dawson l'occasione di meditare sui propri errori e di prendere coscienza del ruolo ormai perduto. L'Europa riavrebbe indietro la propria anima e troverebbe così una tanto agognata pacificazione votata al continuo progresso umano e materiale. Il ritorno di Dio porrebbe fine ai falsi idoli scientisti e politici, ridando un'anima alla scienza e alla politica.
Leggendo questo breve saggio si riscopre l'imperitura freschezza del cristianesimo (cattolico) che, come acqua sorgiva, elimina l'arsura all'Europa vagabonda, offrendole anche un dolce riparo.
Papa Francesco ha ricevuto un premio dedicato all'imperatore Carlo Magno, padre della nostra Europa, il quale nel bene e nel male ha contribuito a erigere le fondamenta europee con un cemento resistente: il cristianesimo. Pubblicato il 28 maggio 2016
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