di Giulia Dessena
Mentre in Italia correva la sfida, il festival e la compilation del voto di queste elezioni
2013, Belusconi annunciava – no,
scusate – Hollywood ha celebrato l’ 85° edizione dei premi conferiti dall’Academy of Motion Picture
Arts and Science, che catturano ancora l’attenzione degli appassionati di
cinema di tutto il mondo. La serata è stata frizzante, ricca di esibizioni di grande effetto che hanno anticipato l'atteso annuncio dei premi di quest’anno.
In cima alla lista dei delusi c’è senza dubbio il Lincoln di
Steven Spielberg, la sontuosa pellicola storica in gara con ben 12
nomination che ha fruttato però solo due statuette: quella per il miglior
attore a Daniel Day-Lewis e quella per la miglior scenografia. Oscar, quest'ultimo, davvero inaspettato di fronte a concorrenti
del calibro di Les Misèrables, Lo Hobbit e Anna Karenina. Ricordiamo che lo scorso anno il regista di E.T non è stato nemmeno candidato per la regia del
suo War Horse.
L’altro deluso della serata è senza dubbio il regista David
O. Russell con il suo "Il lato positivo": delle 8 nomination ricevute solo una va a
segno: quella a Jennifer Lawrence (attrice protagonista della saga Hunger
Games) come miglior attrice protagonista, vittoria tra l’ altro anticipata dai
Golden Globes.
La miglior regia va ad Ang Lee per Vita di Pi, il cui stile sembra essere molto gradito all’Academy, tanto che questo è il secondo premio dopo quello del 2006 ricevuto per I segreti
di Brockeback Mountain. L'opera in 3D di Lee, una misteriosa e
affascinante avventura oceanica, una toccante riflessione sulla narrazione e
sulla fede, è valsa al regista in totale ben 4 Statuette : miglior regia, effetti
speciali, fotografia e miglior colonna sonora originale.
Tra i film più premiati di questa edizione abbiamo anche
Argo, che si è aggiudicato anche il premio più ambito: quello di Miglior film. Pellicola
diretta e interpretata da Ben Affleck, tratto dall’omonimo libro di Tony Mendez
e Matt Baglio, racconta di fatti realmente accaduti a Teheran durante la
rivoluzione del 1979. Uno dei pochi lungometraggi che ha stupito il
pubblico tenendolo incollato sullo schermo fin dai primi 10 secondi. Meritato
L’Oscar come miglior film straniero, andato a Haneke, che con Amour ha trasformato il suo realismo crudo e diretto in un sentimento sfuggevole, quasi impalpabile. Scontato e atteso, invece,
il Django tarantiniano, premiato per la
sceneggiatura originale, che ha lasciato
non poche perplessità a riguardo.
Ma la vera chicca riamane la presentazione dei candidati al Premio Oscar come Miglior Film
del 2012 fatta addirittura da Michelle Obama in persona, in diretta dalla Casa
Bianca. Giusto perché non stato premi (anche) politici...
Tra attese e annunci, gioie e dolori, Pdl o Pd, un Papa
straniero o italiano, la piccola perla,
come personale parere, rimane il Paperman (Oscar come miglior corto d’animazione)
targato Disney. Nessun cantante
d’eccezione o regista particolare, nessun effetto strabiliante: solo la
semplicità di una fotografia in bianco e nero, un foglio di carta e un
sentimento. L’immediatezza di un Cinema che vorremmo sempre sentire, percepire
e guardare così, quasi come un respiro. Un cinema che riesce a prendere ed emozionare con
appena 6 minuti scarsi di pellicola.
Pubblicato il 25 febbraio 2013
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