22 ottobre 2012

La Santa Pellerossa e l’irresistibilità di Cristo



Ieri il Santo Padre ha canonizzato sette nuovi santi, fra i quali Kateri Caterina Takakwitha, la prima Santa Pellerossa d'America, vissuta nel XVII secolo, figlia di un irochese pagano e di un’algonchina cristiana.
La cosa che più mi sorprende di questa Santa è la sua origine, amerinda: com'è possibile che Cristo sia giunto (e sia stato accolto) anche lì? A parte l’ingenuità della domanda, si tratta di uno spunto interessante per un approfondimento teologico dell’irresistibile attrattiva che caratterizza Gesù Cristo. 

La Rivelazione divina trova il Suo compimento perfetto e definitivo nella nascita, passione, morte e Risurrezione di Gesù Cristo: “Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo, è la Parola unica, perfetta e definitiva del Padre, il quale in Lui dice tutto, e non ci sarà altra parola che quella” (CCC, n. 85). Il mistero del Verbo incarnato permette di leggere e di comprendere a fondo i rapporti fra Dio e il mondo, soprattutto per la mediazione che Cristo vi esercita come inizio nella creazione e come compimento nella riconciliazione salvifica. Gesù Cristo è la Parola incarnata che trova la Sua pienezza noetica (concettuale) ed ermeneutica (di significato), ed esprime l’accondiscendenza di Dio verso l’uomo nel corso della storia. Nella persona del Figlio incarnato Dio si manifesta sottomettendosi alle leggi del mondo e della storia, ma senza perdere la trascendenza che lo contraddistingue: la vita di Cristo infatti concretizza la sapienza e la potenza divine in un avvenimento storico preciso, così da realizzare un universale concretum: la coincidenza di universale ed individuale si ha nel dispiegarsi fisico dell’inconoscibilità ed ineffabilità di Dio, che si incarna in una persona, ma che è anche ragione del tutto, nell'accezione cosmica ed escatologica del termine.

Una delle conseguenze più interessanti dell’Incarnazione storica di Gesù Cristo è quello della convergenza fra cristologia e antropologia: la venuta terrena di Cristo e le vicende ad essa legate rispondono alle domande di senso che l’uomo di ogni epoca e luogo si è posto e a cui ha cercato di rispondere attraverso la pratica religiosa. La religiosità si definisce infatti come una costante antropologica fondamentale, a differenza di ciò che pensano evoluzionisti, positivisti e funzionalisti: l’approccio fenomenologico allo studio della religione (di cui uno dei pionieri è il Card. Ries) mostra infatti che esistono importanti categorie, relative soprattutto al sacro e al mistero, che rispondono alla esigenze umane di tematizzazione del divino e di consapevolezza umana della propria contingenza, che si esplicitano sia come divario tra la dimensione corporale e spirituale dell’uomo, sia come crasi tra il bene che egli vuole fare ed il male che effettivamente compie. Proseguendo questo ragionamento, si arriva a constatare che l’uomo non solo è alla ricerca della verità e del senso, ma invoca una risposta, una salvezza personale, quindi un soggetto capace di amare. Si capisce quindi come la religione possa considerarsi un’apertura dell’uomo alla rivelazione, cioè ad un mistero che si presenti e agisca. Se dunque la credibilità e la valenza della misericordia e del perdono possono essere percepite facilmente da coloro che sanno di essere peccatori, la credibilità dell’amore, la forza del messaggio di Chi giunge a donare la propria vita per amore rappresenta un appello significativo per tutti gli uomini, a motivo della struttura antropologica dell’essere umano, la cui capacità di dare e ricevere amore costituisce l’esperienza esistenziale fondamentale, che condiziona la sua felicità e la sua piena realizzazione: la credibilità di Cristo e di Dio si inserisce allora nella credibilità dell’esperienza di amore. Una volta accolto e riconosciutone il valore storico e metastorico, la Resurrezione di Cristo diventa criterio di interpretazione del cosmo e della storia, fornendo coerenza e unità (e quindi credibilità) all'intero disegno di Dio, dalla creazione alla Resurrezione.

In questo modo, ogni uomo può individuare nella storia di Gesù Cristo la propria storia e partecipare, attraverso le attività ordinarie e straordinarie della vita (il lavoro, la vita, la morte, l’amore, la sofferenza), al Suo mistero pasquale, accessibile a tutti grazie anche all’intercessione dello Spirito Santo e alla mediazione della Chiesa. Nessun uomo può infatti considerarsi escluso da questa chiamata, in quanto con l’Incarnazione Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo (Gaudium et Spes, n. 22): se Egli è la Via per andare al Padre, Egli è anche la Via per raggiungere ogni uomo. Partendo da questa corrispondenza la Chiesa, custode e testimone della Rivelazione, ha dunque la possibilità e la capacità, oltre al dovere, di presentare Cristo ad ogni popolo ed ad ogni cultura, guardando ogni uomo con gli occhi di Cristo (Redemptor Hominis, n. 18) e, fondandosi sulla Sua persona, conferire ad ogni essere umano la dignità e la pienezza che gli spetta. Come è successo a questa giovane Santa Pellerossa.
 

0 commenti :

Posta un commento