Domenica 21 ottobre Sua Santità
Benedetto XVI ha canonizzato sette nuovi santi, nel corso di una solenne
celebrazione in piazza San Pietro. Per molti, però, l’attenzione è stata
catalizzata da un particolare apparentemente piccolo, ma in realtà di grande importanza:
per la prima volta dopo 28 anni il Papa ha officiato indossando il fanone. E
subito ecco i soliti peana di giubilo da parte dei “puristi” della liturgia e
il controcanto di tutti coloro che si sentono aperti e moderni, sedicenti cattolici
e non, intenti a stracciarsi le vesti per questa che considerano l’ennesima
manifestazione di bieco oscurantismo. Tutto per un indumento di stoffa?
Ovviamente, non si tratta solo di questo.
Il fanone papale è una doppia
mozzetta circolare di seta sottilissima. Le due mozzette erano anticamente
cucite per il girocollo, poi Pio X lo fece dividere in due mozzette da
indossarsi separatamente ed unire tramite un’abbottonatura. E’ tessuto in
strisce parallele verticali di colore bianco, oro ed amaranto e sulla parte anteriore
è ricamata una Croce in oro. La mozzetta inferiore si indossa sotto la stola e
quella superiore sopra la pianeta o la casula. Il suo uso è attestato fin
dall’VIII secolo ma dal XII secolo, per volontà di Innocenzo III, indossarlo è
esclusiva prerogativa papale. Fu quest’ultimo Pontefice a specificare che esso
corrisponde all’efod, il paramento che caratterizzava il Sommo Sacerdote del
Tempio di Gerusalemme. Esso rappresenta lo “scudo della Fede” di cui parla San
Paolo in Efesini 6,16, che protegge la Chiesa Cattolica rappresentata dal
Vicario di Cristo. Le strisce bianche ed oro unite dall’amaranto simboleggiano
l’unità della Chiese d’Oriente ed Occidente nell’unica Chiesa universale
(cattolica) di cui il Papa, successore di Pietro, è la guida. Esso
viene indossato nelle celebrazioni più solenni, in cui il Papa parla ex cathedra, ovvero in maniera
infallibile, come quando, appunto, proclama nuove canonizzazioni.
Insomma, nel fatto che il Papa
indossi un vetusto paramento in cui si sono simboleggiate alcune delle Verità
fondamentali della Fede non dovrebbe esserci alcunché di particolarmente
dirompente. E allora perché tanta attenzione e perfino tanto baccano? Ebbene,
tale paramento fu indossato la penultima volta nel 1964 da Paolo VI e fece un’episodica
ricomparsa nel 1984 addosso a Giovanni Paolo II. Nessuno in realtà lo ha mai
“abolito”, né tantomeno alcun Papa, nel non indossarlo più, ha mai inteso
rinnegare le Verità che esso simboleggia. Eppure l’ignoranza e la malafede pare
avessero attribuito un chissà quale significato di rottura al cadere in disuso
di questo paramento, quasi che il successore di Pietro, senza quel pezzo di
stoffa addosso, non fosse più la pietra su cui Cristo ha fondato la propria Chiesa. Insomma, nei confronti di anticlericali e “cattolici
adulti” assortiti anche questa volta non si può che provare tanta, ma tanta
tenerezza…
Eppure un certo compiacimento per
questo “ritorno” non possiamo nasconderlo, senza per questo lasciarci andare a
chissà quale trionfalismo (Cristo ha trionfato sulla Croce 2000 anni fa, non
certo domenica scorsa in piazza San Pietro, e tutti i travagli a cui la Chiesa
va incontro, all’interno come all’esterno, sono sempre e comunque momentanei). Il
Papa ha ancora una volta riaffermato l’ermeneutica della continuità e lo ha
fatto in un ambito centrale come quello della Liturgia, in un aspetto, quello
dei paramenti sacri, che è fra i più vilipesi (ma quale aspetto non lo è stato
nell’ultimo mezzo secolo?). Non mi sembra necessario dilungarmi su tutti i danni
che l’assassinio del sacro in seno alla Chiesa ha prodotto, con preti che
celebrano in costume da bagno o truccati da clown, o semplicemente abbigliati
con sciatteria desolante.
Un segno questo, di come si sia
smarrita la consapevolezza che il sacerdote non celebra in nome proprio, ma in persona Christi capitis (nella persona
di Cristo Capo) e a nome della Chiesa, nell’esercizio della speciale potestà
sacra di cui è investito in virtù del Sacramento dell’Ordine. Proprio perché
celebrante in nome di un Altro, del Sommo ed eterno Sacerdote, nel compimento
di una missione distinta da quella degli altri fedeli, il sacerdote non può
disporre a proprio piacimento della liturgia, un bene non suo, in cui ogni
gesto, ogni parola, ogni oggetto, ogni indumento, è lì per uno scopo preciso. Il
ministro di Dio, cioè il suo servo, deve presentarsi al Suo cospetto con la
massima dignità. Proprio di questa dignità è segno la ricchezza dei paramenti,
una ricchezza del resto mai adeguata se si pensa a Colui di fronte alla Cui
Maestà si deve presentare il sacerdote che serve Messa. E proprio nel Papa, il Servus Servorum Dei, proprio per questo
primato che è primato innanzitutto di servizio, la qualità dei paramenti deve
essere particolarmente curata, a maggior Gloria di Dio, e non certo di un uomo.
E prima di accantonare ogni singolo paramento tramandato dalla Tradizione e
sostituirlo con qualche propria “creazione” bisogna riflettere molto bene sul
fatto che nulla nella Liturgia è fine a se stesso. Lo smarrimento di questa consapevolezza
ha portato ad una ferita ancora sanguinante nel costato del Corpo Mistico, dove
ormai preti e vescovi celebrano conciati secondo moda, stravaganza e capriccio,
segni non dell’umiltà dei servi di Dio ma dell’arroganza e del narcisismo di
chi ha scambiato il Sacrificio del Corpo e del Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo
per uno show in cui esibire la propria
discutibile creatività.
P.S. Coraggio, Santità! Adesso ci aspettiamo il ritorno
della tiara, della sedia gestatoria, delle chiroteche e pure del bacio della sacra
pantofola!
Pubblicato il 24 ottobre 2012
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RispondiEliminaAvviso ai naviganti: finora siamo stati molto pazienti. D'ora in avanti non tollereremo più commenti sciocchi, offensivi o volgari. Anonimo avvisato, mezzo salvato. Datevi una regolata.
RispondiEliminaho semplicemente criticato l'*utilità* dell'articolo dicendo che lo avrei stampato ed appeso vicino a quello che parla dell'utlimo abito della principessa Kate.
RispondiEliminaCosa c'è di sciocco (nel mio commento, non nell'articolo), offensivo o volgare?
Dovessi dare un giudizio di merito sul tuo commento, direi che non è molto intelligente e non apporta alcun contributo al dibattito.
RispondiEliminaMa non è per questo che è stato eliminato: ha semplicemente seguito la sorte dei commenti successivi, visto che era il primo responsabile del flame.
Anch'io avevo risposto al feticismo dell'anonimo fetish-onanista
RispondiEliminal'articolo è utile perché parla di una cosa attuale, pertinente agli interessi del sito, spiegandone i caratteri storici e teologici e quindi fornendo al lettore informazioni di cui poteva molto probabilmente essere sprovvisto. se sapevi già tutto ed era per te inutile, perché hai fatto anche lo sforzo di commentare?
RispondiEliminaOttimo articolo, come spesso se ne leggono su questo ottimo blog. Grazie ragazzi, continuate così. La vostra azione di servizio è utile e preziosa.
RispondiEliminaGiacomo
L'uso del fanone mi ha colpito molto favorevolmente, in quanto esso ha un profondo significato ecumenico di unione fra le chiese orientale e occidentale: ribadisce il ruolo di Pietro quale unica pietra su cui è costruita l'unica Chiesa di Cristo.
RispondiEliminaRiguardo la sacra pantofola, però, a me pare che non si possa fare: usa i mocassini!!!!!!!!