di Le Roi
Una nostra fonte ci ha comunicato che ieri Angelina
Jolie, invece di andare a Lampedusa, avrebbe dovuto recarsi a Pontida nelle
vesti di ospite a sorpresa. Il programma prevedeva un intervento della diva in
difesa degli agricoltori brianzoli vessati da Equitalia. Il copyright dell'idea
era ovviamente di quel figo di Luca Zaia che, sempre secondo la nostra
attendibilissima fonte, intratterrebbe con la diva una relazione amorosa nata,
circa un anno fa, davanti a una grappa barricata di produzione propria (Brad,
poi non dire che non ti abbiamo avvisato).
Il Senatùr non ha però dato il suo placet: la Jolie se n'è quindi andata ad adottare qualche
marmocchio a Lampedusa e l'organizzazione leghista ha dovuto optare per un più sobrio comizio di Rosi Mauro.
Ma torniamo a cosa è accaduto ieri sul Sacro Prato del
bergamasco: ultimatum sì, ultimatum no,
ultimatum forse. Per farla breve, si è consumato
l'ennesimo passo a due tra Lega e Governo (leggi: Berlusconi e Tremonti)
durante cui i due contendenti litigano per chi dovrebbe fare il maschio e
guidare la danza.
Anche stavolta però, nonostante i titoloni di
Repubblica e amichetti, lo strappo non c'è stato, né tantomeno ci sono le condizioni
affinché si verifichi. Il motivo è chiaro a tutti, compresi alcuni
rari illuminati presenti ieri a Pontida: la Lega, tra la lotta e il governo, ha
ormai chiaramente scelto per la seconda, con tutti i vantaggi e gli svantaggi
che ne seguono. Ha capito che il federalismo, sebbene sia quello annacquato di
recente approvazione, te lo porti a casa solo col Cavaliere; che l'immigrazione
la puoi arginare (e sia chiaro, ARGINARE, non raccontiamoci balle) solo insieme
al Cavaliere; che la tanto auspicata riforma fiscale la puoi ottenere solo col
Cavaliere (e con l'amico/nemico Tremonti).
Queste verità, però, non sono proprio facilissime da
far digerire alla base che ti arriva a Pontida coi pullman e con gli elmetti
cornuti al grido di “Secessione!”. Per questo il Senatùr ha dovuto blandirli, far la voce
grossa, il pollice verso e ostentare la proverbiale durezza padana. Sia chiaro,
non che quelli della base siano scemi: sono solo incazzati. Così incazzati che quando parlano di
federalismo e centralismo, quando difendono le imprese e “la cultura delle fabbriche”, quando pongono al centro del
progetto politico – anche se in
maniera infantile – alcune parole
d'ordine che la destra italiana (e la Chiesa) ha scordato da anni, ecco, in
quei casi mi sento leghista pure io.
Abbiamo detto che inalberati (basta
parolacce) non vuol dire scemi. Quindi, visto che scemi non sono, caro Umberto,
perché insistere con 'sta cretinata dei
ministeri al Nord? Perché prima ci fai un
Carroccio così contro il
centralismo di Roma Ladrona e poi vuoi i ministeri tra le scatole in Brianza,
dove i posti di lavoro ci sono e a 19 anni si va in fabbrica, mica a fare il
concorso pubblico. Attento che la famosa “base” potrebbe non capire e, chissà, un giorno potresti rischiare di
trovarti contro chi ti grida “Monza Ladrona”. Sarebbe piuttosto ironico.
Il tango tra Lega e Governo,
quindi, proseguirà: una volta
guiderà Umberto, una volta Silvio, ma
proseguirà. Se poi uno dei due si stuferà di ballare, quello è un altro discorso. Per Maurizio
Belpietro hanno “ancora sei mesi
per trovare la quadra”, chissà.
Chiudendo, sempre la nostra fonte, sostiene che la Jolie sia stata
invitata alla prossima festa dell'Unità di Gavassa,
provincia di Reggio Emilia. Se non sarà impegnata a
giocare al piccolo profugo da qualche parte, ha promesso che parteciperà con entusiasmo. D'altronde, ha
infatti dichiarato, I absolutely love Salamelles.
Pubblicato il 22 giugno 2011
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