25 giugno 2011

Il Tonin Fuggiasco


di Le Roi
Cribbio, che cazzecca?, titolava ieri Il Tempo di Mario Sechi. E in effetti, vista leco suscitata dalla chiacchierata in Transatlantico tra il leader Idv e il Cavaliere, una simile domanda sarà passata per la mente a molti. Di fronte alla rabbia della base (in pratica, di quelli che Io leggo Il Fatto Quotidiano-seguo Travagalio-vedo Santoro-e quindi sono meglio di te) lex pm è stato addirittura costretto a giustificarsi (Che dovevo fare, menargli?) per quello che, in una democrazia sana e non affetta da sindrome della Curva Sud come quella italiana, risulterebbe come un normalissimo colloquio tra opposti leader.
 

Se è però vero che di abboccamenti come quello di ieri la storia delle democrazie parlamentari ne è piena, non bisogna però minimizzarne limportanza, non tanto sul versante berlusconiano quanto su quello dipietrista.
Come ci ricorda infatti Il Foglio del 23 giugno, sono esattamente tre settimane che il buon Tonino è in fuga dai toni che lo hanno reso famoso e che hanno portato il suo partito alle lusinghiere percentuali che conosciamo. Tutto è iniziato poco prima dellinfausto Referendum dagli esiti bulgari e statalisti di cui lIdv è stata fervente promotrice. Già allora, il Tonin Fuggiasco sciorinava infatti una serie di ma, di forse, di non strumentalizziamone l'esito che facevano storcere il naso a non pochi suoi elettori.
Per non parlare delle ore successive alla vittoria, in cui, addirittura, si è assistito a un ironico ribaltamento di ruoli che ci ha mostrato un Bersani versione Di Pietro (dimissioni, dimissioni!) e un Di Pietro versione Bersani (Non è legittimo strumentalizzaree bla bla). 

Come spiegare questa fuga verso il centro, questa metamorfosi moderata del Robespierre di  Montenero di Bisaccia, culminata nel discorso di ieri alla Camera? Avrà anche lui un mutuo da pagare? O è pronto un posto da Ministro della Giustizia? Tuttaltro. Antonio Di Pietro ha (aggiungerei finalmente) capito che il giacobinismo forcaiolo e giustizialista non paga in termini di voti. O meglio, paga fino a un certo punto.
LIdv, infatti, non potrà mai andare oltre una certa soglia se continua di questo passo. Stuzzicare la famigerata pancia degli italiani ergendosi come il più puro tra i puri potrà sì sedurre un 10% di idealisti manichei, ma non quella grande palude che, in ogni democrazia e in particolare in quella italiana, decide lesito delle elezioni: il partito degli indecisi.
La formazione dellex pm ha raggiunto infatti il grado di saturazione, ponendosi così di fronte a un bivio: o si continua imperterriti sulla vecchia via, stile Squadra che vince non si cambia, o si fugge, virando verso il centro (vi prego, leggetevilintervista rilasciata a Cazzullo sul Corriere dioggi: sembra di sentir parlare un vecchio notabile democristiano)  e offrendo una reale alternativa di governo.
In altre parole, paragone ardito ma calzante, o si resta giacobini o si diventa girondini. Sperando di non farne la stessa fine.

 

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